24 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Riforma del patto di stabilità

Barroso: senza unione economica addio euro

Il Presidente della Commissione europea: «La politica economica degli Stati membri non è più materia solo nazionale»

BRUXELLES - «Non può esserci Unione monetaria senza che ci sia unione economica». Lo ha affermato, oggi a Bruxelles, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso durante la conferenza stampa di presentazione delle proposte dell'Esecutivo comunitario per la riforma del Patto di stabilità e il rafforzamento della «governance» economica dell'Eurozona. Una frase che rivela, da sola, tutta la portata del cambiamento epocale che ha prodotto la crisi greca e il pauroso sbandamento dell'eurozona sotto gli attacchi dei mercati nelle ultime settimane, prima delle decisioni risolutive dell'Ecofin del 9 maggio. Il compimento dell'Unione economica, la 'E' dell'Uem (Unione economica e monetaria), rimasta finora solo sulla carta, non è più un auspicio, un progetto di Bruxelles e degli europeisti più irriducibili con poche 'chances' di realizzarsi nell'Europa degli Stati che aveva messo nel cassetto le idee federaliste. Oggi è una necessità, e non realizzarla significa nientedimeno che dire addio all'euro.

Barroso non ha avuto esitazioni nell'esplicitare il concetto, adottando toni drammatici e ultimativi che non si sentivano più, a Bruxelles, dai tempi di Jacques Delors. «Gli Stati membri - ha detto ancora - devono avere il coraggio di decidere se vogliono o no un'unione economica, perché se non la vogliono è meglio dimenticare anche l'unione monetaria», perché «la politica economica degli Stati membri (dell'Eurozona, ndr) non è più materia solo nazionale, nella zona euro è un interesse comunitario», e questo deve essere «tradotto in meccanismi e procedure».

Alle critiche che già cominciano a piovere (in particolare dal premier svedese, Fredrik Reinfeldt) sulla proposta di sottoporre i bilanci nazionali, prima della loro approvazione nei parlamenti, a un'analisi preventiva di Bruxelles e alla 'peer review' (l'esame collettivo fra pari) degli altri paesi dell'Eurozona, Barroso ha spiegato: «Ciò che facciamo è dare più informazioni e dunque più potere ai parlamenti nazionali, perché l'informazione è potere. La decisione (sui bilanci degli Stati membri, ndr) spetterà sempre ai parlamenti nazionali, e noi non potremo mai limitare i loro poteri; ma è importante che i parlamenti conoscano la situazione finanziaria del loro paese nel quadro europeo».

«Noi - ha continuato il presidente della Commissione - siamo una Unione economica e monetaria. Abbiamo visto che la crisi della Grecia, che rappresenta solo il 2% del Pil dell'Ue, ha avuto conseguenze enormi per tutta l'Eurozona: la politica economica di uno Stato membro non è solo un interesse nazionale ma di tutta l'Uem. Questa - ha sottolineato Barroso - è la questione essenziale che bisogna comprendere. I poteri dei parlamenti nazionali sono intoccabili perché sono fondati sulle costituzioni dei paesi membri, ma quello che noi proponiamo - ha insistito il presidente della Commissione - è che ci sia un'analisi in anticipo dei bilanci, sapendo che le decisioni che contengono avranno un impatto sull'Uem».

Il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn ha poi aggiunto: «Non abbiamo nessuna intenzione di entrare nei processi burocratici e nei dettagli dei bilanci nazionali, vogliamo solo esaminarne le grandi linee generali affinché siano coerenti con gli obiettivi europei e per accertarci - ha concluso - che gli Stati membri rispettino le regole che loro stessi hanno concordato«