18 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Dai primi dati 2009, si evidenziano le conseguenze della crisi

Famiglie torinesi: meno spesa nel carrello

La spesa mensile cala del 4%, interrompendo una serie positiva che durava dal 2000

TORINO - Presentata oggi alla Camera di commercio di Torino la dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle spese delle famiglie torinesi, indagine annuale condotta in collaborazione con Ascom e Confesercenti Torino. Lo studio monitora la struttura e i livelli della spesa sostenuta dai nuclei familiari in base alle loro caratteristiche, individuando abitudini di acquisto e preferenze dei consumatori.

Alessandro Barberis, Presidente della Camera di commercio di Torino ha sottolineato in conferenza stampa: «In questa edizione abbiamo voluto «forzare» la tradizionale struttura dell’indagine annuale, anticipando le analisi sui primissimi dati 2009. Questo per avere un quadro più puntuale sugli effetti della crisi economica: la spesa, infatti, scende di circa 100 euro mensili e si contraggono soprattutto gli acquisti di beni non di prima necessità».

L’indagine

L’indagine, curata dal professor Luigi Bollani, docente di statistica presso l’Università degli Studi di Torino, ha coinvolto nel 2008 un campione di 240 famiglie torinesi, a cui è stato fornito un libretto degli acquisti, dove riassumere le spese correnti nel corso della settimana, e un questionario, dove annotare le spese effettuate a intervalli più lunghi (p. es. per beni durevoli, per l’abitazione, etc.). Il campione rispecchia in modo proporzionale la distribuzione delle famiglie della città di Torino secondo caratteristiche socio-demografiche significative, come il numero dei componenti e la situazione famigliare (single, coppia senza figli, coppia con figli). L’anticipazione dei dati provvisori relativi al 2009, è stata possibile grazie all’analisi delle risposte fornite da 120 nuclei familiari, corrispondenti al 50% delle famiglie previste dal campione annuale dell’indagine, la cui rilevazione è tuttora in corso.

I principali risultati

Se con una spesa media mensile complessiva di 2.586 euro a famiglia (+ 6,1% rispetto al 2007), il 2008 appare in linea con la dinamica sempre crescente registrata fin dal 2000, i primi dati 2009 sembrano essere in netta controtendenza. 

Nel primo semestre 2009 la spesa mensile è risultata pari a 2.433 euro medi per famiglia, diminuita di circa 150 euro mensili (-6%), rispetto al dato complessivo del 2008. Data la stagionalità presente nel fenomeno «consumo» (ad es. il periodo natalizio), un confronto più appropriato si può condurre tra il primo semestre 2008 e il primo semestre 2009: qui il divario è più contenuto e la spesa media scende di circa 100 euro mensili (-4%).

La contrazione è dovuta al comparto non alimentare; quello alimentare invece tiene (+ 42 euro medi mensili rispetto ai primi sei mesi del 2008; +23 euro rispetto all’intero 2008), un dato che andrà valutato in un tempo più lungo per comprendere se il trend verrà confermato.

La crisi pare «portare in casa» alcuni dei pasti prima consumati presso trattorie e ristoranti: risultano infatti in calo, interessando mensilmente solo più il 53% delle famiglie (erano il 65% nel primo semestre 2008).

Tra i generi non alimentari aumentano i combustibili e l’energia (+12%). Diminuiscono invece le spese per «mobili, arredamenti, apparecchiature per la casa» (-25%) e per «altri beni e servizi» (-11%). Nonostante la crisi tengono le spese per «ricreazioni e spettacoli», relative al tempo libero (+2%), ma crolla la spesa per vacanze (viaggi, hotel) scesa di circa il 20%.

Se si considera il 20% delle famiglie a consumo più basso, che in entrambi i periodi temporali considerati vale circa l’8,5% del totale, si registra una spesa media mensile di 1.081 euro nel 2008, scesa a 1.032 euro nel primo semestre 2009.  La diminuzione c’è anche qui (-4,6%), ma è inferiore rispetto a quella rilevata per il campione in complesso (-6%): questo avviene perché evidentemente, sotto una certa soglia, le famiglie faticano a ridurre ulteriormente la spesa. 

Analisi del primo semestre 2009 (in confronto con primo semestre 2008)

Il consumo mensile totale nel primo semestre 2009 scende a 2.433 euro, inferiore di circa 100 euro (in termini nominali) rispetto al livello del primo semestre 2008 (2.529 euro) e di poco superiore (+ 32 euro) al livello del primo semestre 2007. Il decremento della spesa (in termini nominali) risulta quindi di circa il 4% tra il primo semestre 2008 e il primo semestre 2009. Il divario risulterebbe di poco più evidente se lo si considerasse in termini reali: il tasso di inflazione NIC per la città di Torino è risultato, infatti, particolarmente basso (circa 0,7%) nel I semestre 2009, a fronte di un primo semestre del 2008 nel quale si è attestato mediamente al 3,7%.

La brusca frenata nel primo semestre del 2009 (-4% rispetto al primo semestre dello scorso anno; -8% rispetto al secondo semestre) si evidenzia bene considerando l’analisi semestrale a partire dal 2007.  

Ma quali tipologie di spese hanno registrato la maggiore contrazione?

Spesa alimentare

Con un valore pari a 320 euro medi mensili nei primi sei mesi del 2009, la spesa alimentare tiene (+42 euro medi mensili rispetto ai primi sei mesi del 2008; +23 euro rispetto all’intero 2008), un dato che andrà valutato in un tempo più lungo per comprendere se il trend verrà confermato.

Cresce la spesa di tutti i beni alimentari ad eccezione della categoria «legumi e ortaggi» che registrano una lieve flessione (-1,4%). Aumenta soprattutto la spesa in «dolci», categoria comprensiva anche dei prodotti di drogheria, cui seguono, in ordine di incremento, gli acquisti di bevande, pane e cereali, e «carni e salumi».

Spesa non alimentare

Vale 2.113 euro medi mensili, inferiore rispetto alla spesa dei primi sei mesi del 2008 (-6%). Diminuiscono gli acquisti di beni non di prima necessità: in particolare cala la quota di spesa per tabacco (-33%), vestiario e calzature (-20%), mobili e arredamenti per la casa (-25%) e per la categoria altri beni e servizi dove vengono raggruppati alcuni prodotti non di primo consumo (-10,8%). In leggera diminuzione la spesa dedicata alla casa (voce comprensiva di affitto, valore locativo, assicurazione per la casa (-3,1%), dovuta a una lieve contrazione delle rate per gli affitti. Nonostante questo le spese per l’abitazione, con una quota di oltre il 32%, si confermano la voce principale per spese non alimentari.

Aumentano le spese per combustibili, energia elettrica e altre utenze domestiche (+12%),

incremento dovuto soprattutto alla spesa per «gas e riscaldamento autonomo». La spesa dedicata alla categoria ricreazione e spettacolo aumenta, seppur lievemente (+2,3%), rispetto ai primi sei mesi del 2008, ma crollano le spese per vacanze (viaggi, hotel) di circa il 20%.

Spese e stato occupazionale del capofamiglia

La crisi accresce i divari nei livelli di spesa sostenuta, a seconda della posizione e della condizione professionale dei componenti della famiglia. Ciò si evidenzia soprattutto per i nuclei familiari con capo-famiglia «non occupato», categoria nella quale rientrano anche i pensionati. Se nel I semestre del 2008 la spesa per questa tipologia di famiglia risultava di 7 punti percentuali inferiore alla media del campione, nei primi sei mesi del 2009 la forbice si è ampliata (-17,2%). Analogamente a quanto riscontrato per il totale delle famiglie intervistate, sono gli acquisti di beni non di prima necessità ad essere più sacrificati nel paniere delle famiglie di pensionati o «non occupati», insieme alle spese per il tempo libero (-7% rispetto al+2,3% del campione complessivo).

Per quanto riguarda le abitudini di consumo, si evidenziano alcuni cambiamenti: ad esempio i «pasti fuori casa» erano sempre più un’abitudine, almeno mensile (42% delle famiglie nel 2006, 47% nel 2007, 63% nel 2008). Nel primo semestre 2009 la percentuale di famiglie che consuma almeno mensilmente un pasto fuori casa scende a 53% (era 65% nel primo semestre 2008). Se si analizza la fascia di frequenza inferiore ai 15 giorni, la diffusione di tale abitudine si dimezza passando da 36% nel primo semestre 2008 a 18% nel primo semestre 2009.

 

Analisi 2008

L’indagine individua nel 2008 una spesa media mensile complessiva di 2.586 euro a famiglia. La spesa alimentare valeva poco meno di 297 euro mensili, in lieve contrazione (-10 euro) rispetto al 2007. Quella non alimentare valeva 2.290 euro medi mensili, superiore al 2007 di circa 159 euro mensili. Su questo ammontare, la spesa per l’abitazione pesa per il 33%, come avveniva nel 2007; seguono trasporti e comunicazioni (373 euro mensili, escluso l’acquisto di auto e moto), oggetti per la casa, arredamento, elettrodomestici e servizi domestici (219 euro), utenze domestiche, tra cui combustibili ed elettricità (156 euro). In crescita, rispetto al 2007, il tempo libero: 178 euro, in una sequenza crescente che dura ormai da qualche anno (148 euro nel 2007, 136 euro nel 2006, 128 euro nel 2005 e 118 euro nel 2004).

Considerando la tipologia familiare, si confermano i dati già rilevati nelle passate edizioni riguardo agli indici di risparmio. Chi vive con un’altra persona risparmia rispetto al single mediamente il 34% per spese alimentari, chi ha una famiglia di tre componenti il 40% e chi convive con altre tre persone il 52%. Per quanto attiene ai consumi non alimentari, la percentuale del risparmio pro capite è del 24% nel passaggio dalla famiglia monocomponente a quella con due componenti, è del 40% quando la famiglia sale a tre componenti e del 48% nel caso di quattro componenti.

 

Lo stato occupazionale della persona di riferimento del nucleo familiare (capofamiglia) influisce direttamente e in modo sensibile sui consumi: per quanto riguarda quelli alimentari la spesa scende del 12% rispetto alla media se il capofamiglia è non occupato, mentre sale del 28% quando il capofamiglia è imprenditore o libero professionista. Ma è la componente dei consumi non alimentari a registrare le differenze maggiori: per i non occupati e gli operai si ha un consumo inferiore alla media rispettivamente del 18% e del 26%, per gli impiegati (comprensivi dei quadri aziendali) e i lavoratori in proprio si registrano rispettivamente un +13% e un +30% rispetto alla spesa media familiare; infine, per gli imprenditori e i liberi professionisti, la percentuale di scostamento dalla media sale al +63%.

I luoghi d’acquisto

Variano a seconda del tipo di prodotti. Le famiglie scelgono supermercati e ipermercati (47-50%) soprattutto per pasta, biscotti, prodotti in scatola e surgelati nei generi alimentari e per articoli di pulizia della casa e della persona in ambito non alimentare. Per gli stessi prodotti notevole risulta anche il ricorso ai minimarket (29-33%), mentre il commercio al dettaglio resta competitivo per generi come pane (il 73% delle preferenze), carne (il 46%) e abbigliamento (58%). Il mercato rionale mantiene la leadership (il 58%) per frutta e verdura. Praticamente assente il ricorso alle consegne a domicilio.

A proposito del mercato rionale, tiene il successo riscosso dalle bancarelle dei coltivatori diretti: il 24% delle famiglie rispondenti ha dichiarato di effettuarvi spesso gli acquisti (lieve contrazione rispetto al 27% del 2008, ma deciso aumento dal 2006, quando la percentuale era 18%), il 53% saltuariamente.

Inflazione percepita

Nell’indagine 2008 si esamina la percezione dell’inflazione da parte del consumatore secondo alcune categorie di beni. Ai primi posti (con un maggiore rincaro percepito) carburanti, energia, gas, alcuni generi alimentari, la raccolta dei rifiuti, i libri. Si notano le percezioni di inflazione meno elevate per la telefonia, per alcuni generi per la casa e per l’abbigliamento.

Provenienza delle merci

Per la prima volta nell’indagine 2008 si esamina l’attenzione del consumatore alla provenienza delle merci. Il 55% dei consumatori presta attenzione spesso o sempre alla provenienza della merce, mentre meno del 10% degli intervistati paiono non preoccuparsene affatto. Si dichiara grande attenzione pressappoco nella metà dei casi per vino (53%) e alimentari (46%); per l’abbigliamento vi è molta attenzione nel 23% dei casi e per le calzature nel 29%; percentuali decisamente più basse per arredamento (9%) e beni high tech (4%). Motivi: equamente suddivisi tra il riconoscimento di qualità e stile italiani da un lato e la fiducia riposta nelle imprese italiane dall’altro.

Abitudini di consumo

Commercio equo e solidale. In deciso aumento nel 2008 la fetta di spesa destinata agli acquisti «etici»: durante l’anno è stata effettuata (episodicamente) dal 37% degli intervistati (nel 2007 la percentuale era 25% e nel 2006 del 20%; più elevati i valori del 2004 e 2005, intorno al 30%).  Nel primo semestre 2009 la quota è tornata a 26%.

Prodotti biologici. La percentuale di famiglie che ne fanno uso è del 63%, un valore in deciso aumento rispetto al 2007 (53%) e al 2006 (40%). Aumenta anche il numero delle famiglie che si orienta su una quota non particolarmente piccola della spesa alimentare; i generi sono vari: i più citati sono frutta e verdura, pasta, uova, caffè. Nel primo semestre 2009 il dato tiene (47%), pur con una flessione.

Pagamento a rate. È una forma di pagamento che in Italia si sta diffondendo anche grazie all’uso delle carte revolving o alla cessione del quinto dello stipendio o della pensione. A Torino, nel 2008 e nel I semestre 2009, lo strumento è utilizzato, per lo più saltuariamente, da circa il 15% delle famiglie, pressappoco come nel 2007 e nel 2006. Lo si sceglie per realizzare acquisti altrimenti non effettuabili, più che per motivi di convenienza. I generi maggiormente acquistati a rate sono auto (o moto),  computer, televisore, elettrodomestici, mobili.

Acquisto on line. È praticato dal 14% circa delle famiglie campione (pressappoco come nel 2007). I generi prevalentemente acquistati on line, in modo quasi sempre saltuario, sono biglietti di viaggio, prenotazioni alberghiere e articoli tecnologici, libri. Nel I semestre 2009 la percentuale cala al 10%.