19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Crisi e Mezzogiorno

CGIL: da centralità lavoro a qualità sviluppo 13 idee per Mezzogiorno

Lamonica, aumentano diseguaglianze, governo dia risposte

ROMA - Difendere il valore del lavoro, contro le gabbie salariali e la deregolazione contrattuale, promuovere il lavoro buono e legale e, al tempo stesso, lo sviluppo basato sulla diffusione della formazione, dell’istruzione e dell’economia della conoscenza; combattere la disoccupazione e contrastare risolutamente le mafie, l’economia criminale e l’illegalità. Sono queste in estrema sintesi le proposte che la Cgil avanza per il Mezzogiorno, per affrontare e superare la crisi mettendo al centro il lavoro. Sono le «Tredici le idee per il Mezzogiorno» che l’organizzazione sindacale ha presentato oggi per accendere un faro su quella parte del paese che più di tutte sta pagando il costo della crisi e per sollecitare il governo a delineare una strategia di fuoriuscita dalla crisi che abbia al centro il Mezzogiorno e come obiettivo il superamento delle profonde diseguaglianze che segnano il paese.

La Cgil ha ribadito, dopo le denunce dei mesi scorsi, «come il governo sia intervenuto pesantemente nel sottrarre le risorse destinate al Sud del Fondo Aree Sottoutilizzate (Fas) e per smantellare programmazione unitaria e Quadro strategico nazionale», ha spiegato la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica. Ma non solo, ha aggiunto, «dopo averlo utilizzato come un ‘bancomat’, il Mezzogiorno è scomparso dall’agenda politica o usato strumentalmente, come la diversa attenzione dedicata alla vicenda rifiuti di Napoli e a quella di Palermo dimostra».

La stessa classe politica meridionale non è esente da colpe: «In molti casi - ha osservato la dirigente sindacale - è mancata una riflessione, anche autocritica, sulle esperienze di governo locale del centrosinistra, mentre dove è al potere il centrodestra è stato rilanciato uno sterile ed anacronistico rivendicazionismo contro lo Stato e, in qualche caso, teorizzato un pericoloso ‘leghismo del Sud’, risposta poco credibile all’inaccettabile ‘leghismo padano’ che pesa invece sempre più nelle politiche del Governo Berlusconi». Altra cosa, ha precisato, «sarebbe il mettere insieme le istituzioni, le forze politiche, produttive e sociali del Mezzogiorno per raggiungere una piattaforma comune all’insegna di una maggiore democrazia».

«Mentre la crisi colpisce lì dove più profonde sono le diseguaglianze - ha rilevato la segretaria confederale della Cgil -, mentre forze attive scompaiono letteralmente dal mercato del lavoro, con il pericolo che questa inattività si trasformi in un dato strutturale tale da cambiare radicalmente la stratificazione sociale», la Cgil chiede al governo di aprire una sede di discussione sul come affrontare la crisi nel Mezzogiorno all’interno di una strategia nazionale di risposta. Anche se nel frattempo, denuncia Lamonica, «registriamo lo smantellamento della programmazione unitaria e un pericoloso ritardo, imputabile alle regioni e al governo nazionale, nella spesa di queste risorse nonché all’utilizzo - ha concluso - che il governo ha fatto di queste addirittura per sovvenzionare la spesa corrente».

In allegato il documento Cgil ‘Tredici idee per il Mezzogiorno – Superare la crisi, mettere al centro il lavoro’

Queste in sintesi le tredici proposte:
1) Il Mezzogiorno è il banco di prova della politica nazionale per affrontare e uscire dalla crisi perché anticipa, amplificandoli, problemi comuni dell’economia e della società italiana.
2) Il Mezzogiorno è questione nazionale: se si abbandona a se stessa la parte del Paese che sta pagando a più caro prezzo il costo dell’inadeguatezza della risposta nazionale alla crisi sarà l’Italia intera a diventare più debole, più divisa e meno giusta.
3) Per superare gli errori ed i limiti dell’Unione Europea, è necessario rimettere in valore le «politiche regionali» come strumento di convergenza e coesione tra i territori.
4) Occorre un rinnovato modello di partecipazione per difendere e consolidare la democrazia e affermare la solidarietà.
5) Bisogna combattere il disagio sociale e la precarietà che sono il brodo di coltura dell’illegalità e del malgoverno.
6) Il lavoro è perno di una nuova politica di alleanze per il riscatto del Mezzogiorno e del Paese.
7) La tutela del territorio ed il risanamento ambientale, motori dello sviluppo.
8) Bisogna investire sullo Stato sociale, l’istruzione e la formazione, l’innovazione, la logistica.
9) Occorre una nuova politica industriale fondata su qualità, innovazione e conoscenza.
10) Il Sud, per difendere il lavoro buono e legale e sconfiggere il lavoro nero e illegale, deve contrastare le politiche di deregolazione del lavoro e di destrutturazione dei contratti nazionali.
11) Occorre difendere le risorse che il Governo di centrodestra sta sottraendo al Meridione; al Sud servono risorse europee e nazionali per lo sviluppo, consistenti, certe e realmente aggiuntive alla spesa ordinaria da gestire attraverso una qualità nuova della governance, la trasparenza, la legalità e non «soldi» per alimentare vizi e distorsioni della spesa.
12) L’attuazione della legge-delega sul federalismo è il terreno di un confronto di merito per difendere e far vivere le politiche di governance e la coesione sociale del Paese.
13) Il Mezzogiorno ha bisogno di una nuova classe dirigente riformatrice, di forze politiche e sociali impegnate per il cambiamento, di una mobilitazione per vincere contro le mafie, l’illegalità, il cattivo uso del potere.