29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Lo scrittore partenopeo dalle pagine di Repubblica

Saviano: caro Renzi, fai presto, il Sud sta morendo

Dopo il rapporto Svimez, Roberto Saviano scrive una lettera aperta al premier Renzi, sollecitandolo ad intervenire a favore del Sud Italia. Che ha una situazione talmente compromessa che persino le mafie sono costrette a «emigrare»

ROMA (askanews) - «Faccia presto, caro Presidente del Consiglio, ci faccia capire che intenzioni ha: qui ormai s'è rotto anche il filo della speranza. Game Over. Questa è la scritta immaginaria che appare leggendo il rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno. Game Over». Lo si legge nella lettera-appello aperta sul Mezzogiorno scritta da Roberto Saviano al premier Matteo Renzi, pubblicata in prima pagina dal quotidiano «la Repubblica».

Inutile intervenire?
«Troppe volte - ha sottolineato Saviano sollecitando l'intervento diretto immediato e personale del Premier per il Mezzogiorno - ho sentito dire che è ormai inutile intervenire. Che il paziente è già morto. Ma non è così. Il paziente è ancora vivo. Ci sono tantissime persone che resistono attivamente a questo stato di cose. ELei ha il dovere di ringraziarle una ad una. Sono tante davvero. E tutte assieme costituiscono una speranza per l'economia meridionale. E Lei che ha l'ingrato ma nobile compito di mostrare che è dalla loro parte: e non da quella dei malversatori. Tra i quali, purtroppo, si annidano anche coloro che dovrebbero rilanciare l'economia».

Ormai dal Sud emigrano pure le mafie
«Dal Sud caro primo ministro - ha denunciato ancora lo scrittore partenopeo anticammorra che vive sotto scorta - ormai non scappa più soltanto chi cerca una speranza nell'emigrazione. Dal Sud stanno scappando perfino le mafie:che qui non "investono"ma depredano solo. Portando al Nord e soprattutto all'estero il loro sporco giro d'affari. Sì, al Sud non scorre più, nemmeno il denaro insaguinato che fino agli anni '90 le mafie facevano circolare. Il Sud è scomparso da ogni dibattito per una semplice ragione: perché tutti, ma proprio tutti, vanno via».