23 aprile 2024
Aggiornato 10:30

Le slavine hanno distrutto gli alpeggi di Grange Gacés

Coldiretti chiede interventi a sostegno dei margari in seguito alle eccezionali nevicate della scorsa stagione

SAUZE di CESANA – Le slavine hanno distrutto gli alpeggi della località Grange Gacés, a 1901 metri di altezza, in valle Argentera, località dell’alta valle di Susa. In Comune stimano che, complessivamente, nell’arco dell’ultimo anno siano caduti 20 metri di neve. Le nevicate eccezionali, il vento forte e le perturbazioni in quota hanno provocato – in tutta la valle – il distacco di numerose slavine e alcuni eventi franosi. All’alpe Grange Gacés la furia della neve ha spazzato via ogni cosa, distruggendo abitazioni, stalle, ricoveri per i mezzi agricoli, fienili e locali di lavorazione del latte. La gravità della situazione è emersa chiaramente solo in questi giorni, dopo lo scioglimento delle nevi.

Riccardo Chiabrando, presidente Coldiretti Torino, spiega: «Abbiamo scelto questa valle per denunciare una situazione generalizzata. All’alpe Grange Gacés monticano oltre duecento capi di bovini e decine di caprini delle famiglie di Paolo e Agostino Manzon. Due nuclei familiari che comprendono una buona presenza di giovani. Le slavine hanno rovinato ogni cosa. L’area andrà ripulita e ricostruita. Segnalando questo frangente intendiamo richiamare l’attenzione dei mezzi di informazione su alcune criticità che esigono interventi urgenti. In valle Argentera i margari si stanno tirando su le maniche per portate al più presto i capi in alpeggio; i coltivatori non si arrendono, ma dalla Regione e dalla Provincia ci aspettiamo interventi straordinari, con adeguate risorse. A fronte della gravità della circostanza noi crediamo serva un contributo straordinario a supporto delle imprese agricole. Agli enti locali chiediamo anche maggior attenzione nel ridurre i tempi della burocrazia; i lavori di ricostruzione devono procedere celermente per rendere quanto prima possibile la salita dei capi di bestiame. In montagna il ruolo dei margari è cruciale per il governo del territorio. In provincia di Torino l’attività in alpeggio riguarda 30.000 capi bovini e 45.000 ovicaprini; gli alpeggi bovini sono 450, quelli ovicaprini 130, quelli misti 270».

Il presidente della Coldiretti aggiunge: «Qui in valle Argentera la situazione è grave; danni seri si registrano anche in territorio di Coazze, all’alpe Sellery superiore che è scoperchiata; a Condove, l’alpeggio Portia ha subìto gravi danneggiamenti; l’alpe Fontanette di Gravere ha avuto il tetto sfondato; seri problemi sono stati arrecati alle strutture degli alpeggi Cloroset, a Chiomonte. Un po’ in tutte le vallate della provincia di Torino ci sono decine e decine di bergerie che presentano le medesime condizioni. In provincia le valli più colpite sono: Orco e Soana, alta valle Chiusella, valli di Lanzo, val Chisone, val Pellice e valle Susa. Una situazione che è omogenea anche per molti alpeggi dell’intero Piemonte. Per questo sollecitiamo interventi straordinari da parte di Provincia e Regione».

Riccardo Chiabrando conclude: «Oltre ai danni alle strutture, va segnalato lo stato critico della viabilità interpoderale secondaria. Molti alpeggi, a oggi, non sono ancora raggiungibili. Chiediamo la dovuta attenzione anche per le precarie condizioni di vaste aree di pascolo, coinvolte dalle slavine: la cotica erbosa è spesso ricoperta di alberi, fango e detriti. Una realtà tutt’altro che ottimale per il pascolamento».
Gli amministratori di Sauze di Cesana ricordano che, in valle Argentera, grazie all’opera della Provincia si è riusciti a liberare dalla neve la strada. I primi interventi per porre rimedio ai danni sono arrivati dalla Comunità montana e dal consorzio forestale alta valle Susa. Ora occorre accelerare i lavori per consentire al bestiame di arrivare agli alpeggi.

Silvio Berton, presidente della sezione Coldiretti di Sauze di Cesana, spiega: «Qui all’alpe Grange Gacés è successo qualcosa di simile al terremoto. Non si è salvato quasi nulla. Le famiglie Manzon dovranno ricostruire abitazioni, stalle e locali di lavorazione del latte, ridotte a un cumulo di macerie. Sino a oggi sono stati compiuti lavori sulla strada di accesso alla valle. Nelle prossime settimane Comune, Provincia e Regione dovranno lavorare in sinergia per raggiungere l’obiettivo di riportare qui bovini e capre al più presto. Solo da pochi giorni è stato possibile iniziare opere di ripristino sull’area colpita dalle slavine. Ora occorrerà allestire tettoie di fortuna e i locali per lavorare il latte. Poi, poco alla volta, saranno ricostruire le strutture distrutte dalla troppa neve».

Elena Manzon spiega: «Intanto noi ci stiamo dando da fare per tirare su i primi edifici provvisori che ci consentano di riportare in quota gli animali. L’importante è ripulire l’area per poter ripartire. I lavori ritarderanno la salita dei capi con i quali invece di arrivare all’alpe a metà giugno, saliremo verso la fine del mese, o ai primi di luglio. L’importante è riprendere quanto prima la produzione di toma, burro, ricotta e tomini. Lo so che la devastazione è grande, ma io non mi arrenderò mai».