28 agosto 2025
Aggiornato 09:00

Media: meglio “sfumare” o essere “sfumati”?

Difficile rapporto tra democrazia e media

Oggi il noto critico televisivo Aldo Grasso dalle colonne del Corriere della sera mi fa l’onore di citarmi quale partecipe alla trasmissione mattutina di Radio Rai «Italia, istruzioni per l’uso». La cosa divertente è che la citazione del mio nome avviene come se fossi soggetto diverso dai «rappresentanti dei consumatori» che vengono citati subito dopo, e questo mi fa molto piacere perché la mia partecipazione a quel programma la vivo più come un qualsiasi cittadino che esprime ciò che pensa sugli avvenimenti del giorno che non come i soliti «apparecchiati» rappresentanti di qualcuno, di qualcosa o di una categoria.

La critica che viene mossa alla trasmissione è sicuramente giusta: il commentatore, infatti, accusa la conduttrice, Emanuela Falcetti, di non saper usare la radio perché finisce quasi sempre per essere «sfumata», il che significa – per chi non lo sapesse – vedersi improvvisamente interrotta dallo scadere del tempo a disposizione mentre sta parlando, con l’abbassamento dell’audio e la scomparsa dalla radio. Quel che lascia tuttavia perplessi è il fatto che l’autorevole e bravo critico non si ponga il problema del perché ciò accada, né gli venga in mente di mettere a confronto questa senza dubbio non esteticamente gradevole circostanza (l’essere sfumati appunto) con quanto avviene in tante altre trasmissioni di commento e di attualità nelle quali l’abitudine del conduttore è esattamente la contraria. Ossia sfumare chi parla, tagliare, censurare, sovrapporre la propria idea e posizione a quella di chi liberamente si esprime.

Noi del Codacons che da anni ci battiamo per la democrazia nei media siamo invece dei convinti sostenitori del modo di fare radio di Emanuela Falcetti la quale, a rischio di tagli e sfumature, tiene sempre aperti tutti i microfoni degli ospiti, consentendo un reale dibattito che fa sentire l’ascoltatore vivo e partecipe (sia pure alquanto assediato dall’ansia legata alla scarsità dei tempi disponibili e alla velocità della trasmissione) e lo congeda soddisfatto per non aver sentito nessuno soffocato da prepotenze e prevaricazioni.

Ci piacerebbe che i grandi critici della radio e della tv lanciassero strali contro conduttori come quel Bruno Vespa, prono ai più potenti e ossequioso verso chi comanda, o contro i faziosi di mestiere come Santoro e Floris, piuttosto che contro chi lascia spazio e libertà mettendo a disposizione dei comuni cittadini informazioni e preziose istruzioni. Ci piacerebbe anche che questi da noi stimati critici dei media, prestassero più attenzione al fatto che altre trasmissioni radio e non, come La borsa e la vita – che al suddetto critico sembra piacere molto di più – quando si deve trattare un argomento come i pericoli dell’influenza suina, invitino come ospiti agricoltori e gli allevatori senza dare voce a chi delle truffe e delle infezioni alimentari è la prima vittima: il consumatore.

Concludiamo dicendo che, seppure abbiamo capito che la Falcetti è molto antipatica a questo illustre critico (e a tanti altri che al mattino alle 6 vorrebbero sentirsi cullare da rassicuranti belle notizie anziché dalla dura realtà che riempie gli spazi sui media), l’altissimo ascolto di cui la trasmissione gode (1,5 milioni di ascoltatori in radio, altrettanti in tv) testimonia come il cittadino italiano sia affezionato al canale radiofonico, cittadino che appartiene alla categoria che a noi piace molto, quella di chi tutte le mattine si alza operoso alle 6 per andare a lavorare e che è affamato di trasmissioni di servizio utili che, a nostro giudizio, andrebbero sostenute tanto più da chi, come quell’attento critico, ha sempre mostrato una grande sensibilità nello stigmatizzare grandi fratelli e isole di morti di fama, queste si trasmissioni ansiogene, inutili e addirittura dannose.

Carlo Rienzi
Osservatorio per la qualità dei programmi tv