19 aprile 2024
Aggiornato 22:00

FMI, Strauss-Kahn: Questa è «la Grande Recessione», non è finita

«Tenere alta la guardia e preparare strategie di uscita per domani»

Quella a cui sta assistendo il mondo potrà essere ricordata come «la Grande Recessione», ha affermato il direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, un termine per sottolinearne la gravità, ma anche per differenziarla dalla «Grande Depressione« che seguì la crisi del 1929. Secondo il numero uno dell'istituzione di Washington il ripetersi di questo scenario è stato «quasi certamente scongiurato», grazie al massiccio intervento messo in campo dalle autorità e anche grazie a una «imponente» manovra di coordinamento internazionale.

Tuttavia Strauss-Kahn esorta a non abbassare la guardia: «Questa crisi non è finita, e con ogni probabilità ci aspettano altre prove da superare», ha affermato intervenendo oggi a un convegno organizzato a Vienna dalla Banca centrale austriaca. «Sarebbe sbagliato se a questo stadio ci mettessimo a congratularci tra noi, abbandonandoci all'autocompiacimento».

Secondo Strauss-Kahn bisogna invece approntare «strategie di uscita» dalla fase di gestione dell'emergenza, che sta provocando marcati deterioramenti dei conti pubblici di diversi paesi a causa delle ingenti misure mobilitate. E sul fronte delle politiche monetaria ultra espansive all'opera serviranno «piani risoluti per drenare le liquidità - ha proseguito, secondo quanto riporta un comunicato dell'Fmi - e tornare a una intermediazione finanziaria prevalentemente dominata dal settore privato».

In questa fase «non dobbiamo dimenticarci che i paesi hanno anche bisogno di strategie di uscita credibili dalle politiche messe in campo con la crisi. Sulle politiche economiche - ha detto Strauss-Kahn - c'è un tempo per la semina e un tempo per la raccolta, e le politiche espansive di oggi devono andare mano-nella-mano con politiche rigorose domani».

Su questo versante «l'autocompiacimento servirà solo a preparare la strada a seri problemi di solvibilità» più avanti, ha insistito. «Queste strategie di uscita implicano a loro volta la necessità di coordinamento (internazionale), forse anche di un maggior coordinamento perché le scelte politiche diventano più difficili. Le grandi sfide sono ancora davanti a noi - ha concluso il numero uno dell'Fmi -. Non perdiamo lo slancio».