19 aprile 2024
Aggiornato 08:30

Porto Tolle: la Procura mostra falle della conversione a carbone

Esistono gravi lacune sulla stima degli impatti per l’ambiente

ROVIGO — Una nuova perizia della Procura della Repubblica di Rovigo, consegnata al Ministero dell’Ambiente, mostra che le rassicurazioni di Enel sulla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle sono del tutto inconsistenti, che esistono gravi lacune sulla stima degli impatti per l’ambiente, e che il carbone rimane la scelta più onerosa per il delicato equilibrio del Parco Naturale del Delta del Po.
Ora le associazioni ambientaliste ribadiscono che la scelta di Enel mira unicamente a massimizzare il proprio profitto utilizzando il combustibile più economico e più sporco oggi esistente sul mercato, in deroga alle leggi esistenti per la tutela dell’ambiente. Enel continua inoltre a ignorare le valide alternative per una conversione più pulita dell’impianto.

Il nuovo documento della Procura (richiesto dal Procuratore Generale di Rovigo, Dario Curtarello, e dal Pubblico Ministero, Manuela Fasolato) conferma che rispetto a tutti i parametri ambientali considerati - l’emissione di inquinanti in atmosfera, l’impatto della logistica e la produzione di rifiuti - la soluzione a carbone è inequivocabilmente peggiorativa.

Secondo lo studio della Procura Enel ha omesso di quantificare i carichi degli inquinanti in acqua, senza prevedere di aggiungere alcun dispositivo per la rimozione dalle emissioni in atmosfera del mercurio e di altri metalli altamente nocivi. Enel ha inoltre viziato la stima degli impatti sull’ambiente provocati dalle oltre 3000 chiatte necessarie ogni anno al trasporto del carbone per la centrale. Sono state sottostimate anche le emissioni della ciminiera. Questo è particolarmente grave visto che l’impianto si trova in un’area ad alto livello d’inquinamento come la Pianura Padana. Lo stesso punto era stato indicato anche dalla Commissione VIA del ministero dell’Ambiente, ora «scavalcata» dalla decisione del Governo che autorizza a procedere alla conversione in deroga alle leggi nazionali ed europee.

Nell’osservazione più grave, la Procura contesta che Enel non abbia preso in considerazione valide alternative al carbone, con cui si potrebbero minimizzare gli impatti per il Parco Naturale. Rispetto al carbone anche l’olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo risulterebbe una scelta più razionale in quanto implicherebbe minori spese per l’adeguamento dell’impianto ed eviterebbe il transito delle oltre 3000 chiatte lungo i canali del delta riducendo le emissioni di sostanze inquinanti. Anche il vicino terminal gasiero di Porto Levante potrebbe rifornire la centrale di Porto Tolle a metano. In questo modo il maggior prezzo del combustibile sarebbe tuttavia a carico di Enel, ed è invece più conveniente scaricare sulla comunità polesana gli impatti ambientali della conversione a carbone.