Ristrutturare il debito delle imprese agricole
Il presidente Giuseppe Politi giudica positiva la proposta avanzata dal coordinatore degli assessori regionali all’Agricoltura Enzo Russo
ROMA - «Le imprese agricole vivono un momento di grandissima difficoltà, con costi produttivi e contributivi che ormai sono divenuti insostenibili. Sono oneri che comprimono pesantemente le capacità imprenditoriali e vanificano ogni sforzo teso alla sviluppo e alla competitività. Per questa ragione condividiamo le preoccupazioni del coordinatore degli assessori regionali all’Agricoltura Enzo Russo che ha presentato nel corso della riunione con il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia un documento sulla situazione di crisi del settore agricolo e nel quale si chiede un’operazione di ristrutturazione del debito delle imprese ed un rinvio delle scadenze».
Lo sostiene il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi per il quale è assolutamente necessario intervenire con misure realmente incisive in grado di dare reale sostegno alle aziende che sono in grande affanno.
«Quanto sostenuto dall’assessore Russo -afferma Politi- è estremamente significativo. Le imprese agricole, specialmente quelle del Sud, non riescono a fronteggiare le scadenze sia dell’Inps che quelle bancarie. Bisogna, quindi, intervenire con provvedimenti rapidi ed efficaci. Nella giusta direzione vanno sia la richiesta della ristrutturazione del debito che il rinvio delle scadenze. Occorre dare una risposta valida ai tanti imprenditori agricoli che, soffocati dai costi contributivi e dalle rate bancarie, rischia di chiudere la propria attività».
«Troviamo positive -sottolinea il presidente della Cia- anche le proposte dell’assessore Russo relative alla deroga sull'obbligo di avere il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) per poter utilizzare le risorse dei Piani di sviluppo rurale e quella di prorogare le agevolazioni contributive per le aziende agricole delle zone svantaggiate (attualmente prorogate fino a tutto il 2009). Una proroga che duri almeno quanto i Psr, in modo da consentire alle imprese una programmazione ragionevole e di operare senza oneri che rischiano di provocare effetti drammatici».
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