29 marzo 2024
Aggiornato 12:30

Il nuovo accordo sulla contrattazione collettiva, una trasformazione epocale

Caldiera: «Per le organizzaioni servono strategie, la crisi non si vince stando fermi»

VICENZA - L’accordo interconfederale sulla riforma della contrattazione collettiva, approvato lo scorso 22 gennaio, modifica radicalmente l’attuale modello delle relazioni industriali. La portata di questo cambiamento e le possibili conseguenze sul Nordest delle imprese sono stati affrontati nel Convegno «Cambiare per competere: la contrattazione di II livello» organizzato dalla Fondazione CUOA e da AIDP Triveneto, ieri venerdì 20 marzo (15.00) presso la Fondazione CUOA di Altavilla Vicentina (VI).

Ad aprire l’incontro Giuseppe Caldiera, Direttore Generale della Fondazione CUOA, e Luca Vignaga, Presidente AIDP Triveneto. Relatore del convegno sarà Paolo Gubitta, Università di Padova e Fondazione CUOA, che tratterà: «La contrattazione di II livello nel settore metalmeccanico, risultati di una ricerca IRES Veneto».

A seguire la tavola rotonda, moderata da Claudio Trabona, giornalista del Corriere del Veneto, cui hanno partecipato Piergiorgio Angeli, HR Director Operations e Relazioni Industriali Luxottica Group, Massimo Calearo Ciman, Deputato PD, Daniele Marrama, Responsabile Relazioni Industriali Confindustria Vicenza, Agostino Megale, Segretario Nazionale CGIL, Giorgio Santini, Segretario Nazionale CISL.

Il nuovo accordo interconfederale prevede la negoziazione di un premio di produzione in ogni impresa; sindacato e lavoratori parteciperanno alla trattativa riguardante i premi variabili. Questo porterà una riforma dell’intero sistema delle relazioni industriali. Infatti, nel nuovo modello, il sindacato rinuncia a negoziare a livello nazionale aumenti retributivi collegati ad aumenti della produttività.

«Le organizzazione saranno chiamate ad un cambiamento importante – ha affermato in apertura Giuseppe Caldiera dg del CUOA - e poi ci sono le competenze. Questa crisi non passerà stando quieti, De Filippo diceva a da passà a nuttata, non è così, servono strategie. Quando questo momento sarà passato non ci saranno delle trasformazioni solo di natura geoeconomica, ma cambieranno anche i settori. Settori che oggi sono dominanti si troveranno trasformati».

«Il nuovo accordo (che manca della firma della CGIL) – ha spiegato Vignaga – è valido per 4 anni ed ha carattere sperimentale, si crea un modello contrattuale comune per il settore pubblico e privato e il  contratto collettivo nazionale avrà durata triennale sia per la parte economica che normativa. Nella nuova normativa si introduce un indice previsionale di inflazione sulla base dell’IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia, indice che va depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici) in sostituzione del tasso di inflazione programmata». Tra le altre caratteristiche dell’accordo viene contemplata, tra le altre,  la possibilità per governare situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale, a livello territoriale e aziendale, di derogare al contratto collettivo nazionale.

«Ci stiamo poco concentrando su questo cambio – ha affermato Vignaga – per una serie di ragioni contingenti. Ma questo è un cambio epocale».

«Il coinvolgimento del sindacato nella contrattazione decentrata rimane ancorato ai temi di orario e salario – ha commentato Gubitta - mentre è minore il peso sui temi delle innovazioni organizzative, tecnologiche e sulla formazione. Tali evidenze sono emerse all’interno della ricerca sulla contrattazione di secondo livello nel settore metalmeccanico di Vicenza realizzata da Ires Veneto. Questi risultati sono in linea con analoghi studi realizzati nella aree più dinamiche del paese».

«Quando facevo il presidente di Federmeccanica e Confindustria – ha detto Massimo Calearo - avevo una visione. Oggi si parla poco di premio e risultato ma si parla molto di ristrutturazione. Il 70% delle imprese della meccanica non ha il contratto di secondo livello, ma il 30% che ce l’ha rappresenta il 70% degli occupati. Il contratto di secondo livello è, dunque, poco diffuso tra le pmi, però nell’ultimo anno il mondo è totalmente cambiato. Oggi la contrattazione decentrata  è uno strumento che consente di valorizzare economicamente i propri dipendenti». Calearo fa cadere l’accento su una nuova fase di rapporto tra imprese e sindacato. «Chi veramente sta cercando di risolvere il problema sulla propria pelle – afferma - sono imprese e sindacati, in questa nuovo rapporto ci può stare anche il patto territoriale. Sono d’accordo sul fatto che il contratto nazionale sia un contratto di minima che va da Bolzano ad Enna, ma poi i soldi veri vanno dati nell’ azienda».

Per Santini «questa intesa doveva essere fatta già 10 anni fa e oggi finalmente può  dare un contributo alle relazioni industriali. I cicli contrattuali biennali hanno tolto di fatto spazio agli accordi decentrati. Si sono distinte dal punto di vista contrattuale le due dinamiche retributive in maniera precisa. Ma oggi con la contrattazione di secondo livello si possono ottenere delle incentivazioni dell’ordine del 51% sul costo del lavoro, se scatta la volontà operativa delle organizzazioni che hanno siglato questa intesa. Già in questo momento ci troviamo con alcuni contratti nazionali che stanno scadendo o che sono scaduti. È scaduto il settore delle telecomunicazioni, dell’alimentare sta arrivando a scadenza il metalmeccanico e sarebbe importante partisse una stagione per portare la contrattazione di secondo livello, creando accordo all’interno delle aziende con i lavoratori. Se scatta la molla dell’impegno a realizzarlo, questo è un accordo che può mantenere le promesse delle sue ipotesi iniziali».

In questo contesto si inserisce il caso di Luxottica, protagonista in queste settimane sulla stampa nazionale e internazionale. L’intesa tra aziende e lavoratori ha spiegato Angeli direttore Risorse Umane di Luxottica servirà a dare fiato alle parti economicamente più deboli dell’organizzazione, operai e impiegati. «Questa terza gamba che Luxottica ha individuato si affianca alla contrattazione di secondo livello. Restando aderenti alle leggi e a principi oggi vigenti, ci sono oggi strumenti che consentono di fare interventi per cui l’azienda mette in campo cento ottenendo un effetto moltiplicato sui dipendenti. ed è fiscalmente deducibile. L’azienda sta immaginando la shopping card o il carrello della spesa per 258 euro, che dovremmo riuscire a fare partire entro l’estate. Ma si parla anche di altre cose come le spese per i trasporti e quelli per gli asili nido, la possibilità di andare in copertura delle spese sanitarie, borse di studio, assistenza scolastica e altre spese di questo tipo. Il valore che trasferiamo al dipendente non sarà uguale a quello che l’azienda mette in campo come risorse, ma sarà molto superiore come beneficio percepito dal dipendente».