Vacanze brevi? Per Adoc scelte dal 60% degli italiani
Per una spesa di 750 euro a persona
Secondo i dati Istat, per la prima volta le vacanze brevi, da uno a tre notti, hanno superato in percentuale le vacanze lunghe. Un dato che conferma quanto già registrato dall'Adoc quest'estate.
«Non ci sorprende che gli italiani preferiscano la vacanza breve - dichiara Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc - vista la riduzione dei giorni a disposizione per le vacanze a causa del carovita e della perdita del potere d'acquisto. Già da quest'estate avevamo registrato un calo delle villeggiature di durata superiore alle settimana, un dato confermato anche dalle recenti vacanze invernali. E prevediamo un ulteriore aumento per l'anno in corso, secondo le nostre stime circa il 60% degli italiani in viaggio pernotterà non più di 3 notti, per una spesa media di circa 750 euro a persona. E aumenterà anche il ricorso alla rateizzazione del viaggio, in crescita di circa il 2-3% rispetto allo scorso anno, per un importo medio di 1500. Con il rischio che il relax di una settimana si tramuti in un sacrifico economico troppo oneroso da sostenere durante il resto dell'anno, visto che gli interessi arrivano anche fino al 24%.»
Per Adoc la scelta di fare vacanze lunghe all'estero è la conseguenza della confusionaria e deficitaria situazione delle strutture alberghiere italiane.
«Negli ultimi sei anni gli alberghi italiani sono usciti dal mercato - continua Pileri - gli altri paesi del Mediterraneo, soprattutto Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia, il Nord Africa, persino la costa francese, più accessibili da raggiungere anche grazie ai low-cost e ai last minute, offrono soluzioni di soggiorno e ristorazione ad un costo pari alla metà o ad un quarto di quelle italiane, con un'offerta qualitativamente migliore. Comportando la disaffezione verso le strutture e località turistiche nostrane. Gli alberghi non hanno risolto i problemi di adeguamento agli standard di qualità e servizio di livello europeo.
Il sistema delle stellette, in Italia, non corrisponde all'equivalente di un Paese concorrente. Per esempio, una struttura alberghiera a 2 stelle in Francia o Spagna offre servizi e qualità migliori di una italiana a 3 stelle. Viceversa, gli alberghi italiani a 2 stelle, nella stragrande maggioranza dei casi, non vengono presi in considerazione. Bene, quindi, l'armonizzazione a livello nazionale della classificazione alberghiera. Ma assegnare stelle in base solo all'aspetto quantitativo, e prevedere un parallelo sistema di rating per gli standard qualitativi ci rende dubbiosi. Nella percezione di un cliente, difatti, è la stella l'unico metro di giudizio di una struttura alberghiera. Permangono dubbi anche sull'assegnazione delle stelle e del rating. Chiediamo che venga istituita una Commissione atta allo scopo, che preveda la partecipazione di rappresentanti dei consumatori».