1 maggio 2024
Aggiornato 12:00
Politica energetica

«Tornerà il nucleare», prevede il capo del CCR

Lo ha dichiarato Roland Schenkel, direttore generale del Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea

«Il nucleare tornerà e rivestirà un ruolo importante nel mix di energia dei principali paesi industrializzati,» ha dichiarato Roland Schenkel, direttore generale del Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea. Il dottor Schenkel ha parlato al Notiziario CORDIS in vista di una sessione sull'energia nucleare organizzata dal CCR all'incontro annuale dell'AAAS (American Association for the Advancement of Science) a Chicago, negli USA.

Il CCR ha scelto il tema dell'energia nucleare per una delle sessioni che terrà alla prestigiosa conferenza perché, ha detto il dott. Schenkel, «il dibattito sul nucleare si sta rafforzando sempre di più, non soltanto nell'Unione europea ma in tutto il mondo.» In Europa i governi iniziano la costruzione di nuove centrali nucleari oppure pensano di costruirne. All'inizio di febbraio i leader svedesi hanno annunciato di voler annullare il loro piano trentennale di divieto di costruzione di nuove centrali nucleari.

Eppure, nonostante i tanti sostenitori dell'energia nucleare a livello di governo e dell'industria, permane lo scetticismo in ampie fette del pubblico generale. Secondo l'inchiesta Eurobarometer 2008, il 45% degli europei è contrario all'energia nucleare, il 44% è a favore e l'11% non si pronuncia.

Da parte sua, il dott. Schenkel condivide alcune di queste paure legate al nucleare, soprattutto quelle riguardanti la sicurezza dei reattori e lo smaltimento delle scorie.

Spiega che i reattori costruiti attualmente, i cosiddetti reattori di III generazione, combinano l'esperienza della Francia e della Germania nella progettazione e nel funzionamento dei reattori nucleari. Cosa importante, essi includono elementi di sicurezza aggiuntivi: anche in caso di gravi incidenti, la radioattività rimarrà limitata al reattore, evitando in questo modo la contaminazione dell'ambiente esterno.

«La tecnologia avanza basandosi sull'esperienza e sul progresso tecnico, e i nuovi reattori saranno molto più sicuri in caso di incidenti gravi; credo che questo messaggio non si stia diffondendo abbastanza,» ha puntualizzato il dott. Schenkel.

I reattori di III generazione sono già in costruzione in Bulgaria, Finlandia, Francia, Romania e Slovacchia, e altrove sono in fase di progettazione. Questi reattori dovrebbero essere operativi fino alla seconda metà del secolo, poiché la loro aspettativa di vita è di 60 anni.

Intanto, si sta già lavorando allo sviluppo di reattori di generazione IV, benché sia improbabile che le prime centrali di questo tipo diventino operative prima della metà del secolo. Questi reattori presentano due vantaggi principali: sono capaci di usare l'uranio in maniera più efficiente e alcuni elementi che rimangono attivi a lungo (come il plutonio) possono essere separati dalle scorie e reintrodotti nella miscela di carburante. All'interno del reattore questi componenti sono divisi in prodotti che devono rimanere separati dall'ambiente per un periodo molto inferiore.

In questo modo, verrà notevolmente ridotto il volume di scorie radioattive prodotte dai reattori di IV generazione.

Uno degli ostacoli per ottenere un più ampio consenso da parte del pubblico sull'energia nucleare è rappresentato dalla questione dello smaltimento delle scorie; nella stessa indagine di cui sopra, il 62% dei cittadini europei si è detto favorevole all'energia nucleare se si attuano soluzioni sicure per lo smaltimento delle scorie.

In realtà, sono già operative soluzioni per il trattamento delle scorie a bassa e media attività, mentre si stanno perfezionando quelle per trattare le scorie più attive. Il dott. Schenkel spiega che le scorie radioattive attualmente vengono immagazzinate in spessi contenitori metallici, che a loro volto sono posti in argilla impermeabile nel sottosuolo profondo. Anche se l'acqua riuscisse a penetrare l'argilla, le occorrerebbero centinaia di migliaia di anni per riucire a bucare i contenitori metallici e altre migliaia di anni per corrodere l'uranio. E anche se tutto ciò si dovesse verificare, i materiali dovrebbero migrare in alto verso la biosfera per centinaia di metri, processo anch'esso molto lento.

«Questa è quindi la modellazione compiuta dagli scienziati impegnati in questo campo,» commenta il dott. Schenkel. «Essi dicono che offre una sicurezza adeguata sul lungo periodo e che tutti coloro coinvolti nella scienza ritengono che si tratti di un'idea alquanto sicura.»

Un'altra questione preoccupante per molte persone è la proliferazione nucleare. Qui il dott. Schenkel fa notare che è effettivamente estremamente difficile usare gli impianti energetici nucleari per i programmi di armi nucleari. Inoltre, il CCR e altri sviluppano continuamente strumenti e tecniche per individuare le attività clandestine. Di conseguenza, tali attività vengono di solito individuate molto velocemente.

Tra le altre cose, il CCR ha creato dei modelli di simulazione per individuare con quale velocità i paesi riuscirebbero ad arricchire l'uranio e ha migliorato il suo servizio di web-mining. «Ora stiamo sviluppando una nuova tecnologia per l'individuazione del traffico illecito alle frontiere,» aggiunge il dott. Schenkel. Questo sistema permetterà alle guardie di confine di controllare gli autocarri per materiali nucleari.

Nel frattempo, il direttore generale del CCR auspica il rafforzamento del ruolo di guardiano dell'IAEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica) e conclude che «tutti i paesi dovrebbero firmare il Protocollo aggiuntivo [che offre all'IAEA maggiore accesso a informazioni e siti] per permettere una reale e completa trasparenza, e che le organizzazioni internazionali devono essere unite nell'applicazione delle sanzioni.»

Per ulteriori informazioni, visitare:

Centro comune di ricerca (CCR):
http://www.jrc.ec.europa.eu/

Incontro annuale AAAS:
http://www.aaas.org/meetings/