Olio d’oliva: con l’indicazione d’origine tutelato il “made in Italy”
La Cia esprime soddisfazione per la decisione del Comitato di gestione dell’olio d’oliva Ue che conferma la validità della scelta operata da tempo nel nostro Paese
Una vittoria per il nostro Paese. Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori commenta con soddisfazione la decisione del Comitato di gestione dell’olio d’oliva Ue che ha approvato la modifica al regolamento 1019/02 con il quale si prevede l’indicazione d’origine delle olive in etichetta. Un provvedimento che l’Italia ha introdotto fin dall’ottobre del 2007 e che è stato oggetto di una dura contrapposizione con la Commissione europea.
Ora, con questa decisione, l’iter del nuovo regolamento comunitario si fa più veloce e d è probabile -avverte la Cia- che possa entrare definitivamente in vigore dall’inizio della prossima estate.
In questo modo, l’olio d’oliva «made in Italy» -sostiene la Cia- è più difeso dalle falsificazioni, dall’assalto degli «agropirati» e dalle sofisticazioni E così anche il lavoro dei nostri produttori, che puntano da anni alla qualità, è pienamente valorizzato.
Si tratta -afferma la Cia (che da sempre si è battuta per una misura in tal senso)- di un provvedimento importante, attraverso il quale si impedisce di ingannare i consumatori vendendo come italiano un olio ricavato, invece, da miscugli diversi e soprattutto da olive provenienti da altri Paesi, come Grecia, Tunisia e Spagna. Un fenomeno, questo, molto diffuso e che ogni anno provoca al nostro settore olivicolo un danno superiore ai 500 milioni di euro.
Nei mercati -sottolinea la Cia- troviamo, infatti, olio straniero sempre più in abbondanza. Oggi su tre bottiglie due sono di olio estero, ma i consumatori italiani non lo sanno e le comprano come prodotto nazionale, in quanto manca una precisa informazione.
Il nuovo regolamento -rileva la Cia- va, quindi, nella direzione giusta. Oltre a porre fine al lungo contenzioso con l’Ue, con il provvedimento si giunge ad una completa trasparenza, garantendo sia i consumatori che i produttori che in questo modo possono essere più tutelati. Insomma, uno stop deciso ai falsi oli d’oliva «made in Italy».
Il nostro Paese -conclude la Cia- è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione che supera le 600.000 tonnellate (ricavate da 250 milioni di piante), due terzi delle quali extravergine e con molte Dop e Igp. Da non dimenticare poi il biologico. Il tutto per un valore produttivo che si avvicina ai 2,2 miliardi di euro.
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