28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
La crescita del 2008 (+ 2,1%) non compensa il crollo degli ultimi otto anni (- 18,5 %)

Redditi agricoli: uno scenario sempre difficile

Il presidente della Cia Giuseppe Politi sottolinea che la situazione reddituale dei nostri agricoltori continua a registrare una situazione di preoccupante affanno

Nonostante l’aumento messo a segno nel 2008 (più 2,1 per cento), la situazione dei redditi degli agricoltori italiani resta alquanto difficile. Dal 2000 al 2008 i nostri produttori hanno, infatti, registrato, in ambito Ue, la flessione più accentuata: meno 18,5 per cento. E l’incremento dello scorso anno, quindi, non compensa minimamente il pesante calo che si è accumulato negli ultimi anni. Anzi, il quadro, anche in presenza di gravosi costi produttivi e di opprimenti oneri sociali, diventa ancora più complesso. E’ quanto denunciato dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nel corso della conferenza stampa d’inizio d’anno svoltasi oggi a Roma.

Dal 2000 -  è stato rilevato da Politi - è stato un crollo verticale per i redditi italiani, che invece nell’Ue hanno messo a segno, complessivamente un aumento del 17 per cento. I nostri imprenditori hanno visto così scendere i loro redditi con una media superiore al 2 per cento annuo. Ma dal 2005 la situazione è precipitata in maniera drammatica, determinando il calo più marcato tra i paesi europei. Tendenza frenata, dall’incremento del 2008.
Ben diverso l’andamento reddituale agricolo, seppur minimamente, in Germania, dove dal 2000 al 2007 si registra un incremento di circa il 33 per cento. Cifra raggiunta anche nel Regno Unito. Meno accentuata la crescita in Francia (più 5,6 per cento) e in Spagna (più 5,3 per cento).
Il positivo trend europeo, tuttavia, si è invertito nel corso del 2008, quando -secondo le prime stime di Eurostat- si è ridotto del 4,3 per cento rispetto al 2007 il reddito medio reale per ogni agricoltore Ue.

Per Eurostat la caduta in Europa del reddito in agricoltura è dovuta a due fattori: una diminuzione generale dei redditi nel settore del 6,3 per cento, e un abbandono della manodopera agricola pari al 2,1 per cento. Comunque, gli esperti Ue tengono anche a sottolineare che tra le cause che vi hanno contribuito c’è l'aumento della produzione agricola agli attuali prezzi di produzione, accompagnato da un forte aumento dei costi produttivi, come da tempo denunciato dalla Cia.
Tra i 27 stati membri, l'Italia si situa nel gruppo di testa dei partner europei che quest'anno sono riusciti a salvaguardare i redditi, anche se l’aumento registrato è ben lungi dal recuperare la forte flessione accumulatasi negli anni. Di fatto, nel 2008, solo sette paesi Ue possono vantare un segno positivo: Bulgaria (più 25,5 per cento), Romania (più 21,4 per cento), Ungheria (più 14,6 per cento), Regno Unito (più 7,2 per cento), Portogallo ( più 4,8 per cento), Slovacchia (più 3,5 per cento) e l'Italia (più 2,1 per cento). I restanti 20 partner registrano un segno negativo: fanalino di coda è il Belgio (meno 25,6 per cento), seguito da Estonia (meno 22,1 per cento) e Lettonia (meno 17,5 per cento). Riduzione dei redditi a due cifre anche in Polonia (meno 15,9 per cento) e in Olanda (meno 14,1 per cento). Tra i grandi paesi agricoli europei da segnalare la Francia con meno 9,2 per cento, la Germania con meno 5,7 per cento e la Spagna con meno 3,4 per cento.

Nel 2007 -ha ricordato Politi nella conferenza stampa- l’andamento dei redditi fu influenzato dalla forte variazione registrata dai prezzi dei prodotti. I prezzi reali agli agricoltori per le produzioni continentali, come cereali e oleaginosi, sono aumentati, rispettivamente, del 46,2 per cento e del 21,9 per cento.
Questi incrementi hanno contribuito a spingere in avanti i redditi, ad esempio, dei produttori tedeschi (più 12,5 per cento) e dei francesi ( più 7,5 per cento). Al contrario, sono state registrate riduzioni di prezzi per alcune produzioni tipiche mediterranee. Il prezzo reale al produttore per l'olio d'oliva, ad esempio, è diminuito del 19,4 per cento e quello delle verdure fresche dello 0,7 per cento. Anche le patate hanno subito una flessione del 3,2 per cento. Per la barbabietola da zucchero la diminuzione è stata del 12,8 per cento. Hanno, invece, tenuto i prezzi reali ai produttori di vino e frutta, con un incremento, rispettivo, del 4,5 per cento e del 4,2 per cento.