5 maggio 2024
Aggiornato 03:00
Durante il sit-in a Roma, che ha concluso la mobilitazione, la Cia lancia un grido d’allarme

Oltre 200 mila imprese agricole a rischio chiusura

Senza interventi straordinari e tempestivi, sarebbe il tracollo del settore. Opprimenti i costi per le aziende che ormai sono in ginocchio. Serve un nuovo progetto di sviluppo

Oltre 200 mila imprese agricole a rischio chiusura; «taglio» del 25 per cento dell’agroalimentare «made in Italy» di qualità; calo del 15 per cento dell’export e del 10 per cento dell’occupazione nel settore; rincari tra il 3 e il 5 per cento dei prodotti alimentari. Questo lo scenario drammatico che potrebbe verificarsi per l’agricoltura italiana se non si interviene con validi e tempestivi interventi.

A lanciare il grido di allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che oggi ha tenuto un grande sit-in a Roma, davanti alla Camera dei deputati, con la partecipazione di migliaia di produttori agricoli provenienti da tutta Italia. Manifestazione che ha concluso la mobilitazione che si è svolta sull’intero territorio nazionale sotto lo slogan «Ora i fatti. Gli agricoltori chiedono misure immediate ed efficaci»:
I pesanti costi di produzione, gli aumenti degli oneri sociali e delle assicurazioni, il caro-denaro e il difficile accesso al credito bancario, il crollo dei prezzi praticati nei campi e l’opprimente burocrazia -segnala la Cia- stanno mettendo in ginocchio migliaia di imprese agricole, molte delle quali ora producono addirittura in perdita. Una situazione che sembra ignorata dal governo che nella legge finanziaria non ha tenuto nella debita considerazione i gravi problemi del settore. Né si intravedono misure propulsive. Si va avanti con interventi frammentari e non nella logica di una valida politica di sviluppo.

E così lo scenario futuro -avverte la Cia- si fa sempre più oscuro. Senza interventi incisivi e finalizzati ad una riduzione dei costi che oggi comprimono le capacità imprenditoriali, si corre il pericolo di un tracollo che avrà effetti devastanti per l’intero sistema economico. Oltre alla chiusura di aziende, specie quelle che operano in zone di montagna e aree svantaggiate, si verificherà un «taglio» netto delle nostre produzioni agricole e con la conseguente invasione dall’estero. I risultati sarebbero due: acquisteremo prodotti di qualità scadente e forte impennata dei prezzi per i consumatori. Non solo. Il settore vedrà diminuire l’occupazione e il calo produttivo determinerà una flessione del nostro export agroalimentare, oggi fiore all’occhiello del «made in Italy» di qualità.
Davanti alla continua crescita dei costi, divenuti veramente onerosi, e alle difficoltà di ordine economico, al momento, non ci sono alternative. L’agricoltura -sostiene la Cia- è destinata a registrare nuove pesanti contrazioni. D’altra parte, sia le stime sull’annata agraria 2008 e il dato del valore aggiunto agricolo nel terzo trimestre dell’anno, parlano chiaro. Dicono che il rischio recessione non è affatto remoto e che per gli agricoltori si prospetta un futuro alquanto incerto, con prospettive veramente preoccupanti.
Ecco perché la Cia si è mobilitata in tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione sulle pressanti questioni agricole e di individuare un progetto nuovo che, finalmente, conduca il settore sul sentiero dello sviluppo e della competitività.

Agricoltura in cifre (PDF)