«Crisi economica, intervento pubblico per ridisegnare il sistema, non per sostenere i truffatori»
L'idea di fronteggiare la crisi finanziaria che sta sconvolgendo l'economia mondiale a partire dagli Usa accollando agli Stati (e, quindi, ai cittadini) i debiti di chi ha costruito le bolle speculative senza metterne in discussione privilegi e imbrogli, cioè socializzando le perdite e privatizzando i profitti, è inaccettabile e assurda, sul piano della giustizia sociale, oltre che inefficace sul piano dell'economia.
Occorre invece cercare di rovesciare il meccanismo che ha portato alla crisi attuale, mettendo al centro l'economia reale e i bisogni dei cittadini, attraverso il sostegno ai e dei consumi, la tutela dei piccoli risparmiatori, i troppo a lungo attesi - e, ad oggi, del tutto disattesi, da parte del governo - aumenti salariali.
L'intervento pubblico in economia deve essere fatto non come lo detta Bush e l'amministrazione Usa in un piano che il parlamento statunitense ha già bocciato, ma al fine di ridisegnare il sistema, non certo di sostenere i ladri e furbetti di turno - finanzieri e speculatori in testa - come vorrebbero non solo oltreoceano, e come chiede la maggiore parte degli ambienti liberali e liberisti di casa nostra.
Ecco perché, almeno in Europa, è necessario cambiare al più presto gli accordi di Maastricht disegnati secondo una logica iper-liberista, vera causa di questa crisi, e vanno messe in cantiere serie forme di controllo della Bce da parte del Parlamento europeo, che si dovrebbe sottomettere al suo democratico controllo, invece di fare disfare le economie del continente secondo logiche anti-popolari.
Le scelte economiche vere e serie, quelle sull'economia, vanno dunque sottratte ai tecnocrati dagli stipendi ultra-milionari e rimesse nelle mani dei Parlamenti.
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