5 maggio 2024
Aggiornato 17:30
Cambiamento del modello di governance di Mediobanca

Mediobanca, Fiba Cisl: «Sì al modello duale, ma non spartizione potere»

«In Mediobanca la recente fortuna del modello duale ribadisce Gallo obbedisce solo a esigenze di equilibri di potere»

«Il modello duale «può realizzare la governance ispirata alla democrazia economica, ma l'attuale modello in vigore a Mediobanca obbedisce solo ad esigenze di equilibri di potere». Lo sottolinea in una nota Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl, in merito al cambiamento del modello di governance di Mediobanca, cambiamento che secondo il segretario generale «merita alcune sintetiche riflessioni.

Secondo Gallo il modello duale «rappresenta un'architettura istituzionale ideale per realizzare una governance ispirata alla democrazia economica e la recente crisi finanziaria, scatenata dal culto ossessivo per il primato dell'azionista e per la creazione predatoria di valore nel brevissimo periodo, indica obiettivamente nella democrazia economica l'unica alternativa a modelli di governance strutturalmente incapaci di pensare l'impresa come soggetto socialmente responsabile creatore di benessere stabile nel tempo per tutti gli stakeholder. In Mediobanca, però, la recente fortuna del modello duale ribadisce Gallo «obbedisce solo a esigenze di equilibri di potere».

«Il manuale Cencelli della moltiplicazione dei posti, consentita dal dualismo consiglio di sorveglianza/comitato di gestione - scrive - non ha esitato talora a cancellare la distinzione tra rappresentanti degli azionisti e management», provocando la censura del Governatore di Bankitalia. Ma «il tentativo di tornare al modello monistico - aggiunge - esprime una concezione della governance ispirata all'autocrazia che assegna ai rappresentanti del nocciolo duro degli azionisti la funzione demiurgica dell'indirizzo strategico e delle scelte gestionali, e al management uno zelante ruolo esecutivo. Il fatto che il vessillifero della restaurazione autocratica sia Cesare Geronzi, (condannato a 1 anno e 8 mesi, in primo grado, per bancarotta preferenziale nella vicenda Bagaglino-Italcase; rinviato a giudizio nell'inchiesta sul crac Parmalat in relazione al filone Eurolat; rinviato a giudizio nella medesima inchiesta per bancarotta fraudolenta ed usura in riferimento alla vendita delle acque minerali Ciapazzi; rinviato a giudizio per bancarotta fraudolente nell'ambito dell'inchiesta Cirio) - conclude il sindacalista - è un indice, per noi macroscopico, di degrado etico e deontologico che ognuno può, autonomamente, soppesare».