23 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Riforma del mercato comune europeo del vino prevista dalla Ue

Viticoltura, Cavallera: «la Regione tuteli e incentivi le specificità locali»

«Bisogna tenere in conto il valore che assume il vino nell’economia dei Paesi mediterranei come l’Italia»

«La riforma del mercato comune europeo del vino prevista dalla Ue risponde a logiche necessarie di riorganizzazione per equilibrare la domanda e l’offerta, ma deve anche tenere conto del valore che assume il vino nell’economia dei Paesi mediterranei come l’Italia». A parlare è il consigliere regionale di Forza Italia, Ugo Cavallera, che mette in luce le criticità della riforma comunitaria, sollecitando la Regione a intervenire a difesa delle specificità locali.

«Riconosciamo che il consumo di vino si stia riducendo – prosegue il consigliere azzurro – contro una forte crescita di quello di birra. Si tratta di cambiamenti che richiederebbero, prima di scelte drastiche come l’estirpazione dei vigneti, un investimento più serio nella valorizzazione del patrimonio vinicolo e di una tradizione importantissima, mettendo in luce anche gli effetti benefici che il vino possiede, se bevuto con moderazione, per una sana alimentazione».

Cavallera sollecita quindi il governo nazionale così come le Regioni ad attivarsi affinché il principio della contribuzione ai viticoltori per l’estirpazione sia reso più flessibile e possa modellarsi sulle varie realtà europee. «In Italia si potrebbero ipotizzare, al contrario, zone condivise di estirpazione con incentivi per i produttori di aree vitivinicole difficili, situate in zone scoscese - continua l’esponente di Forza Italia. Il mantenimento dei vigneti in queste aree risulterebbe infatti importante per preservare l’armoniosità del paesaggio e il finanziamento di spese per migliorie tecniche e maggiori costi di produzione permetterebbe di mantenere un’attività che tutela la sicurezza del suolo contro il rischio di frane e smottamenti».

«Infine - conclude Cavallera - l’abolizione delle denominazioni D.o.c., D.o.c.g. e I.g.t., che tra un anno saranno uniformate alle regole generali delle Dop e delle Igp, riconosciute centralmente da Bruxelles, fa nascere qualche perplessità. C’è infatti il timore che, con l’abbandono delle regole specifiche, l’azione di valorizzazione decennale sui singoli vitigni legati a un determinato territorio di eccellenza sia messa in discussione, con una possibile massificazione del prodotto. Ecco perché sollecito una forte azione del governo nazionale e della Regione Piemonte presso la Ue, affinché le nuove regole siano applicate senza penalizzare le specificità dei vitigni piemontesi, che rappresentano per il nostro territorio un patrimonio da preservare, costruito laboriosamente negli anni.».