19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Obiettivi prioritari: maggiori certezze per i produttori, più produzione e qualità, garanzie per i consumatori

Un «patto di filiera» per i cereali

Il presidente della Cia Giuseppe Politi evidenzia l’esigenza di un valido progetto che coinvolga tutti i soggetti, dal campo alla distribuzione. Squilibri e difficoltà caratterizzano lo scenario del grano duro e tenero

«Serve un moderno progetto sulla cerealicoltura di qualità e sul grano duro. Un progetto che veda al centro, territori, aziende e agricoltori quale tassello principale e determinante di una nuova politica di prodotto e alimentare. Da parte nostra c’è la necessità di definire anche le modalità di un innovativo accordo di filiera proprio per dare nuove certezze e impedire che vi siano squilibri che alla fine danneggiano i produttori e gli stessi consumatori». E’ quanto affermato dal presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito all’attuale situazione del settore cereali nel nostro Paese, dove si hanno problemi determinati anche dalle tensioni che si registrano a livello internazionale.

In venti anni le superfici destinate a grano duro in Italia si sono ridotte di circa 200 mila ettari, anche se quest’anno si è avuto un aumento consistente (più 240 mila ettari) rispetto al 2006. La dipendenza dall’estero continua a restare intorno al 40 per cento, mentre i produttori fanno i conti con una crescita considerevole dei costi aziendali che non vengono coperti dagli incrementi dei prezzi. Le sementi sono lievitate, nei confronti dell’annata 2006-2007, del 15 per cento, il gasolio del 12 per cento, i concimi del 50 per cento, gli agro-farmaci dell’ 8,5 per cento. Non molto dissimile il quadro per il grano tenero.

Dall’estero importiamo oltre il 60 per cento del nostro fabbisogno. «Tutto ciò -sottolinea Politi- non significa, però, emergenza pane e pasta per l’Italia, che non si pone nella maniera più assoluta. Il problema è un altro. Occorre attivarsi per uno sviluppo di questo importante settore. E’ necessaria una rinnovata politica per la cerealicoltura italiana. Una politica che deve passare necessariamente attraverso un valido ‘patto di filiera’, proprio per superare le attuali difficoltà, incrementare la produzione e favorirne la crescita qualitativa».

«Oggi gli agricoltori -aggiunge il presidente della Cia- si trovano impotenti davanti ad un mercato che mostra evidenti tensioni, squilibri, speculazioni che provocano incertezze e giustificati allarmi. E così il settore dei cereali vive una situazione di grande instabilità che va, quindi, affrontata con la dovuta attenzione ed incisività. Nel nostro Paese è necessario fare massima chiarezza ed individuare le azioni necessarie per riportare quell’equilibrio che si rende sempre più necessario».

«Di qui l’esigenza -continua Politi- di rilanciare in Italia una cerealicoltura di qualità, alla luce della verifica della Pac e dei 4 milioni di ettari da investire a colture cerealicole a livello Ue per riequilibrare domanda e offerta, tentare di dare più forza al legame produzioni-territorio, valorizzando la tipicità e i distretti cerealicoli. Bisogna cogliere le nuove opportunità e garantire un solido futuro al settore».

«Lo scenario odierno -conclude il presidente della Cia- è preoccupante. C’è la necessità, oltre ad un patto di filiera, di un’attenta riflessione, a livello europeo, sulla Politica agricola, soprattutto per quanto concerne gli approvvigionamenti. Quello che è avvenuto in questi ultimi mesi sul fronte dei cereali è sintomatico. Occorre, pertanto, procedere su strade diverse. La questione degli approvvigionamenti diviene di primaria importanza, non solo per soddisfare le esigenze dei consumatori, ma anche per dare certezze ai produttori agricoli. Serve, dunque, un rinnovato e adeguato Piano».