30 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Il carcere di Udine

La casa circondariale di via Spalato: dati, prospettive e la convenzione con la «Joppi»

Oggi ospita 170/180 carcerati, metà sono stranieri. Dopo la firma dell'accordo, la direttrice Iannucci auspica uno sviluppo di ulteriori attività tra istituto di detenzione e territorio.

UDINE - Le persone che entrano in carcere ogni anno sono diminuite del 30% rispetto agli anni 2000. Lo sostiene Il Sole 24 Ore che ha raccontato gli ultimi dati (Istat) sul sovraffollamento degli istituti di detenzione italiani. (qui tutti i numeri) Anche il carcere di via Spalato segue questo trend. A confermarlo la direttrice, Irene Iannucci, firmataria - assieme al direttore della biblioteca «Joppi», Romano Vecchiet, alla dirigente scolastica del Centro provinciale istruzione adulti, Anna Maria Zilli, e alla presidente dell’associazione Icaro, Maria Grazia Visintainer, alla presenza del sindaco di Udine, Furio Honsell e dell’assessore alla cultura, Federico Pirone - di una convenzione per la realizzazione di un servizio bibliotecario e per la promozione della lettura all’interno del carcere.

SENSIBILE CALO DEI DETENUTI - «Al momento, con gli ultimi interventi legislativi, i numeri dei detenuti si sono abbassati». Nel settembre 2011 - anno di insediamento di Iannucci - i valori si attestavano su una media di circa 200 persone. «Per una struttura come la nostra, effettivamente, si tratta di un numero elevato». Allo stato attuale invece la direttrice ha spiegato che: «siamo intorno ai 170/180 carcerati». «Ci attendavamo una maggiore diminuzione - ha chiarito - però dobbiamo considerare che da quando è stato chiuso il tribunale di Tolmezzo gli arrestati confluiscono nel carcere di Udine». «Per questo forse il calo della popolazione carceraria si sente meno». Numeri, quelli forniti da Irene Iannucci, che rappresentano il «il limite di capienza tollerabile dall'istituto». Per il carcere cittadino non si può quindi parlare ancora di sovraffollamento, quantomeno non in percentuali rilevanti. Una situazione migliore di quella di altre realtà.

GLI STRANIERI PROVENGONO DALL'EST EUROPA E DAL MAGREB - In quanto alla nazionalità dei carcerati a Udine si registra un trend leggermente differente a quello nazionale. Italiani (50%) e stranieri (50%) si bilanciano perfettamente (da quanto si può leggere su Il Sole 24 Ore invece il 64% dei detenuti è nato in Italia. Gli stranieri sono pari al 34,9%). Un relativo allineamento ai dati nazionali riguarda invece la provenienza dei detenuti. La direttrice ha riferito che la maggior parte proviene «dall'area magrebina, molti anche gli albanesi e i rumeni» e più in generale provenienti «dall'Est Europa. Sono quindi tanti anche i comunitari» (Ue). Le cifre invece si abbassano quando si parla di persone provenienti da «Nigeria, Senegal, Bangladesh». Nel complesso dei dati italiani si vede che la maggior parte degli stranieri proviene dall’Africa (46,3%), in particolare da Marocco e Tunisia (rispettivamente 18,6 e 12%), e dall’Europa (41,6%).

PACIFICA CONVIVENZA FRA ETNIE - Iannucci ha anche chiarito che non ci sono «particolari problematiche legate alla convivenza fra le etnie. C'è un clima improntato sul reciproco rispetto». Le criticità che emergono talvolta sono facilmente collegabili all'individualità dei soggetti.

IL PROGETTO BIBLIOTECARIO - Il protocollo d’intesa firmato oggi - di cui fanno parte, oltre alla biblioteca "Joppi" e il carcere, anche l’associazione Icaro e il Centro provinciale istruzione adulti di Udine - garantirà ai carcerati servizi di prestito bibliotecario e di promozione della lettura. Più precisamente si tratta del primo rinnovo dopo un progetto sperimentale datato 2011. Attività che la direttrice della casa circondariale di via Spalato si auspica essere solo l'inizio per lo sviluppo di ulteriori attività tra carcere e territorio, «con la possibilità, magari, di poter entrare a far parte a pieno titolo come soggetti di prestito per la collettività., come già avvenuto per altri istituti, Vicenza a esempio». Il progetto nella sua prima edizione ha riscosso molto successo. Il direttore della biblioteca "Joppi", Romano Vecchiet, ha spiegato come nel 2014 sono stati 184 i volumi dati in prestito al carcere, 42 nei primi mesi del 2015. Favorita la storia e la filosofia (sia antica che moderna), pochi invece i romanzi, interessante invece il numeri di manualistica pratica (orto, allevamento animali)

LE DIFFICOLTÀ RISCONTRABILI - Non si può comunque parlare di una situazione priva di criticità. Il carcere cittadino è un po' di difficoltà. La struttura è «di vecchia costruzione e spazi destinati o destinabili - al momento - alle attività culturali, ricreative e riabilitative, sono un limitati» ha spiegato Iannucci. «Ci siamo quindi un po' inventati luoghi e momenti di svago. Forse il percorso è più difficile rispetto ad altre realtà in cui la struttura dà maggiori disponibilità. Però spero - ha specificato - che questo sia solo un punto di partenza, una prospettiva verso la quale andare». Sarebbe anche interessante, ha raccontato la direttrice, «poter insegnare un mestiere. Forse il lavoro è un'esigenza sentita per persone che vivono nelle sacche di marginalità».