De Crescenzo, ultimo abbraccio di Napoli al professor Bellavista
In una gremita Basilica di Santa Chiara hanno trovato posto tra i banchi e in piedi nella navata tantissimi napoletani ma anche numerosi artisti che con lo scrittore hanno condiviso set cinematografici ma anche lunghi percorsi di vita
NAPOLI - Napoli, con calore e commozione, ha tributato un sentito ultimo saluto a Luciano De Crescenzo, uno dei suoi figli più amati e più conosciuti al mondo. Nel capoluogo campano proclamato lutto cittadino e bandiere a mezz'asta sugli edifici pubblici. In una gremita Basilica di Santa Chiara, tra le chiese più famose e più grandi della città, hanno trovato posto tra i banchi e in piedi nella navata tantissimi napoletani ma anche numerosi artisti che con lo scrittore-filosofo-regista-ingegnere hanno condiviso set cinematografici ma anche lunghi percorsi di vita. Commossi sono arrivati alla spicciolata Renzo Arbore, Marisa Laurito, Marina Confalone, Benedetto Casillo e Geppj Gleijeses, che da De Crescenzo sono stati diretti nel film «Così parlò Bellavista», successo di botteghino e di critica agli inizi degli anni '80, tratto dall'omonimo Best seller che fu venduto in 42 paesi.
Affranta la figlia Paola, con il nipote Michelangelo, che più volte si è rivolta ai presenti sussurrando: «Grazie». Dopo il tributo reso da personaggi noti e gente comune in Campidoglio dove ieri è stata allestita la camera ardente, numerosi, lunghi e fragorosi gli applausi che sono stati tributati al feretro di De Crescenzo, arrivato da Roma poco dopo le 10.30, in una bara di colore chiaro e sulla quale è stata sistemata anche una sciarpa del Napoli Calcio oltre a dei cuscini di fiori. Applausi non solo quando la bara ha fatto il suo ingresso nella Basilica e quando è stata poi caricata a bordo del carro funebre, ma anche quando l'assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele, alle esequie in rappresentanza del sindaco Luigi de Magistris impegnato a Palermo per una manifestazione antimafia, ha annunciato che il Comune intitolerà una strada all'intellettuale scomparso: vico Belledonne a Chiaia, nel centro della 'Napoli bene' diventerà vico Luciano De Crescenzo.
«Luciano era uomo di speranza, che non si arrende: questa l'eredità più bella - ha detto nel corso della sua omelia il parroco di Santa Chiara, Giovanni Paolo Bianco - è statot un grande maestro. Era un personaggio pubblico e faceva notizia, ma quella buona. Faceva parte di una tribù dove non si gridava, ma si parlava e discuteva. Questo può insegnare a tanti giovani che si chiudono dietro una tastiera». «Sicuramente il Signore starà sorridendo - ha continuato nell'officiare la cerimonia funebre - perché Luciano avrà detto qualcosa di divertente. Figlio di questa terra, conosciuto in tutto il mondo, ha sempre sottolineato con passione il suo essere napoletano. Credo che questo sia qualcosa che non solo ci riempie di orgoglio ma ci fa capire la bellezza delle radici che non dobbiamo mai abbandonare. Vogliamo ricordarlo, al di là del dolore del distacco, per il suo umorismo che oggi dovrebbe farci sorridere. Dobbiamo imparare da questo, l'eredità più bella delle persone che amiamo è portare avanti il loro pensiero, quello che hanno saputo dare. In questo Luciano è stato un grande maestro. Lui pensava e lasciava pensare. In più occasioni ha parlato del dubbio e della certezza, ha saputo tradurre in linguaggio semplice i grandi pensatori. Sapeva, nella semplicità, tradurre la sua vita vissuta. Napoli ha perso una figura importante e per salutarlo dico che lui era - ha concluso - il mare nei suoi occhi e il Vesuvio nel suo cuore».
Dopo l'omelia a prendere la parola sono stati anche i suoi amici di sempre. «C'è una cosa che non cambierà mai - ha detto Marisa Laurito - l'amore che tutti ti vogliamo, hai illuminato la mia vita con la tua grande intelligenza, la tua ironia, l'amore mai decaduto, con la tua cultura». «Ricorderò sempre - ha aggiunto l'attrice - i tuoi dolcissimi occhi che rimarranno impressi nel mio cuore e questa luce ti acompagnerà ovunque. Se ci sarà una resurrezione voglio rinascere con te a Napoli». «Mi hai fatto tanti regali, ti ho rubato tutta la cultura su Napoli ed entrare a casa tua era entrare a Napoli - ha ricordato Renzo Arbore - il regalo che mi hai fatto oggi è l'applauso del tuo popolo, della tua città. Per te il popolo di Napoli si scambia un segno di amore. Questo è il più bel regalo, lo ricorderò per tutta la mia vita». «Non so come ricambiare, come posso sintetizzare tutta la vita che - ha proseguito rivolgendosi non al feretro ma a una grande fotografia sorridente di De Crescenzo posizionata alla sinistra della bara - abbiamo fatto insieme?». A parlare anche Geppj Gleijeses che ha rivelato: «Per quella scena sulla vita dei camorristi raccontata in 'Così parlò Bellavista' Luciano fu minacciato dalla camorra, ma non lo ha mai rivelato».
Anche Vincenzo De Luca, governatore della Campania, ha voluto ricordare lo scrittore scomparso lo scorso giovedì 18 nella capitale: «Luciano De Crescenzo, napoletano colto e civile, ricordava che non dobbiamo darci alibi perché altrimenti pregiudichiamo il futuro dei nostri figli e dei territori. Era un messaggio di rigore che lanciava alla sua comunità con gentilezza e con un sorriso. È un messaggio prezioso che non dobbiamo dimenticare». «Abbiamo vissuto tutti questa perdita come la perdita di un padre, di un amico, di un uomo di grande cultura ma soprattutto come la perdita di una delle immagini più belle della Napoli e del Sud che noi amiamo: fatta di cultura, profondità di pensiero e di grande leggerezza, ironia e umanità».