2 maggio 2024
Aggiornato 17:30
Ripresa economica

Export: Piemonte batte Germania +3,2% vs +2,6%

Crescita in arrivo, ma c'è da lavorare ancora su esportazione, innovazione e investimenti. Nel I° trimestre 2015 è di Torino e provincia la miglior performance.

TORINO – La ripresa in Piemonte c'è e va alimentata: secondo Unioncamere Piemonte è ancora timida e un po' incerta, cauti anche i vertici di Confindustria, più sicuri sul futuro Unicredit e Intesa San Paolo, che portano dati confortanti. Tutti e quattro gli attori si sono confrontati, ieri in una tavola rotonda, sui fattori chiave per il rafforzamento dei segnali di crescita. Tra questi nella top-five sicuramente export, innovazione, formazione professionale, attenzione all'ambiente e investimenti.

Scorrendo le cifre salta subito all'occhio come l'economia della regione sia legata a doppio filo con l'export, che si presenta come uno dei driver principali di crescita. Nel primo trimestre 2015 il fatturato estero è cresciuto dall'1,7%, con la best performance della provincia di Torino con un +3,2%. Secondo i dati della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo nel 2014 l’export piemontese ha battuto la concorrenza della Germania (+3,2% vs. +2,6% del manifatturiero tedesco). La propensione piemontese all'esportazione, salita al 37,4% nel 2014 dal 32% nel 2007, dovrebbe continuare a crescere anche nei prossimi anni, ed in prospettiva occorrerà spingere ulteriormente sul fronte internazionale, dove risultano vincenti le imprese con un migliore posizionamento competitivo: più attenzione all’ambiente, più qualità, più marketing, più innovazione e più partecipazioni estere. Tra il 2008 e il 2013, ad esempio, il differenziale di crescita tra le imprese con certificati ambientali e imprese senza queste certificazioni è stato pari a 13 punti percentuali.

Tutte strategie che richiedono il rafforzamento di un capitale umano che sia in grado di interagire con i mercati internazionali, mantenere alti i livelli qualitativi della produzione e potenziare l’attività innovativa. La sfida dell’occupazione si vince puntando sull’innovazione: in Piemonte quasi un’impresa innovativa su tre prevede nuove assunzioni; tra quelle non innovative poco più di una su dieci. A questo proposito va ripensato il sistema formativo per andare a riempire i vuoti presenti rispetto ad alcune figure professionali: mancano, ad esempio, ingegneri e specialisti del marketing e della distribuzione.

Il Piemonte rientra nel gruppo delle regioni trainanti su base nazionale anche secondo la ricerca dell’Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit. I fatturati sono cresciuti sopra la media nazionale già negli anni 2013- 2015 (+1,4% in media in ciascun anno rispetto a un più modesto +0,4% per l’Italia) e un’accelerazione stimata per il 2016 (+3%). Nel primo trimestre di quest'anno in totale la crescita del fattura è stata dello 0,8%, con il torinese ancora ai vertici con un +1,9. Un balzo in avanti è previsto anche per gli investimenti privati e pubblici: dal dato medio negativo del periodo 2013-2015 (-1,2%) si dovrebbe passare nel 2016 ad un +3% per gli investimenti fissi lordi, che sommano le risorse provenienti sia dal settore privato che da quello pubblico.

Individuati anche i settori principali che contribuiranno all'auspicata crescita, soprattutto manifatturieri di specializzazione, con veicoli industriali, l'automotive, i beni strumentali, la chimica e la gomma-plastica. Un ruolo importante è atteso anche per i servizi alle imprese più evoluti, come informatici, professionali e di consulenza. Intanto a trainare il primo trimestre 2015 secondo i dati di congiuntura sono industrie chimiche e di materie plastiche, con la miglior performance di inizio anno, seguite dalle meccaniche. Si consolida la leadership delle grandi aziende: producono e fatturano di più quelle con un numero di dipendenti superiore ai 250. Più difficile la vita per le PMI, ancora in balia di diversi fattori frenanti.