Metodo Stamina: tutte le accuse alla cricca di Vannoni
I pm di Torino hanno notificato la chiusura delle indagini preliminari a 20 persone, fra cui il presidente di Stamina Foundation, che hanno scritto i magistrati: «Animato dall'intento di ricavare guadagni grazie a pazienti con malattie degenerative senza speranza, pretendeva il pagamento di somme di denaro anche ingenti da parte di disperati pazienti o familiari»
TORINO – I pm della Procura di Torino, coordinati dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello hanno concluso le indagini preliminare sul cosiddetto metodo Stamina. Venti gli indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al commercio e alla somministrazione di medicinali guasti o imperfetti, al commercio o somministrazione di medicinali pericolosi per la salute.
TUTTE LE ACCUSE A VANNONI - Tra di loro Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation, «a suo dire neuroscienziato», ma laureato in Lettere e Filosofia «e animato dall'intento di ricavare guadagni grazie a pazienti con malattie degenerative senza speranza», hanno scritto i magistrati nelle 72 pagine di avviso di conclusione delle indagini preliminari. Vannoni è inoltre indagato per abusivo esercizio della professione, diffamazione e sostituzione di persona. Lui, hanno continuato i pm era il «capo, promotore e organizzatore dell'associazione» a delinquere che gestiva la promozione del metodo Stamina in Italia e all'estero, «pretendeva il pagamento di somme di denaro anche ingenti da parte di disperati pazienti o familiari, costretti talvolta a ricorrere a finanziamenti e prestiti, richiedendo espressamente che nella causale del bonifico fosse indicata la dicitura 'contributi, donazioni e oblazioni erogati da persone fisiche', cosi' aggirando i divieti di legge». Secondo i pubblici ministeri torinesi, Vannoni pretendeva anche «la sottoscrizione di false dichiarazioni da parte dei pazienti circa la reale terapia loro somministrata, in cambio di un asserito sconto sul prezzo pattuito inizialmente» e «somministrava o faceva somministrare ai pazienti preparati senza conoscerne natura, implicazioni, potenzialità, rischi». Dalle carte della Procura di Torino emerge che «i pazienti trattati non presentavano miglioramenti oggettivi». E anzi: «risultano essersi verificati eventi avversi in numero significativo».
GLI INDAGATI - Dovranno rispondere alle domande degli inquirenti, oltre a Vannoni e al suo braccio destro Marino Andolina (accusato per peculato e minaccia), 8 medici degli Spedali Civili di Brescia, tra cui il direttore sanitario Ermanna Derelli, un membro dell'Aifa, Carlo Tomino, il direttore dell'Ires Piemonte, Marcello la Rosa, nonché il principale finanziatore del metodo Gianfranco Merizzi e poi biologi e ricercatori collaboratori di Vannoni.
RISCHI PER SALUTE UMANA - In due campioni sottoposti alle analisi di laboratorio di Biologia cellulare di Modena e Reggio Emilia e' stata rinvenuta «una rilevante contaminazione di cellule immunitarie potenzialemte in grado di scatenare patologie legate ad una sregolazione immunitaria, con serio rischio per la salute delle persone trattate». Le analisi hanno inoltre rinvenuto «la presenza di siero bovino la cui provenienza non è pero' specificata». E nei campioni analizzati le cellule staminali c'erano, ma inferiori agli standard.
PUBBLICI FUNZIONARI CORROTTI - Vannoni e il suo entourage operavano grazie anche ad «autocertificazioni di pubblici funzionari non conformi al vero o fallaci» e promuovevano «una vasta e capillare campagna di ricorsi da parte di pazienti e/o loro familiari ai tribunali del Lavoro sull'intero territorio italiano al fine di ottenere» che fosse ordinato agli Spedali Civili di Brescia di dar corso alle cure con metodo Stamina.
I MEDICI COMPIACENTI - Un sistema quello dei ricorsi in tribunale che si avvaleva anche di medici «disposti a redigere dichiarazioni o prescrizioni da produrre a fondamento di tali ricorsi». Medici che poi sentiti dagli inquirenti hanno ammesso in un secondo tempo «di non essere in grado di definire il nesso causale tra lo stato di salute e la somministrazione del cosiddetto metodo Vannoni». In una deposizione un medico ammise: «Mi vergogno e mi sento colpevole se le mie relazioni possono avere contribuito a convincere tribunali giudicanti sulla necessita' di autorizzare la terapia del nulla. Ho sbagliato. Stamina e' una scatola vuota».
LE MINACCE DI ANDOLINA - Il chirurgo Marino Andolina, braccio destro di Davide Vannoni nell'organizzazione del metodo Stamina, dovrà rispondere di minacce, sempre secondo la procura di Torino, «per avere nel corso di un colloquio telefonico, minacciato un ingiusto danno» nei confronti dei genitori di una bambina, «dicendo che non avrebbe avuto pietà di loro e che gliela avrebbe fatta pagare» per le loro dichiarazioni sulle cure da parte di Stamina, apparse sui quotidiani lo scorso gennaio.
VANNONI, NE PRENDO ATTO CI DIFENDEREMO - «Queste sono le ipotesi della procura, ne prendiamo atto. Ovviamente abbiamo le carte e i documenti per poterci difendere. Quindi attendo prima un gip e poi un dibattimento, nel quale sostenere le nostre ragioni» ha replicato il patron di Stamina Foundation, Vannoni, che il prossimo 5 maggio conta di tornare a riprendere le infusioni agli Spedali Civili Brescia. «Abbiamo 180 ordini di giudici italiani, l'ultimo e' quello di Marsala, e non si può far finta che non esistano» ha concluso.
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