Milan-Donnarumma: i conti non tornano
Offerte basse, richieste non chiare: tutto quello che c’è da sapere sulla possibile partenza del portiere rossonero
MILANO - Ogni estate ricomincia la tarantella: Donnarumma resta, Donnarumma va. Le finanze e le scarse ambizioni sportive del Milan, unite alle risorse economiche faraoniche dei club inglesi, spagnoli e del Paris Saint Germain, alimentano poi le voci che vorrebbero il portiere rossonero lontano da Milano per emigrare all’estero dove in molti sono pronti a ricoprirlo d’oro. Una cessione di Donnarumma, si sa, rappresenterebbe una plusvalenza coi fiocchi che per le casse milaniste sarebbe una straordinaria boccata d’ossigeno; un sacrificio non più necessario ad ogni costo come prima della sanzione ricevuta dall’UEFA per il mancato rispetto dei parametri legati al Fair Play Finanziario (esclusione dalle coppe per un anno), ma pur sempre utile.
Cifre
Ciò che non torna, semmai, è la valutazione del portiere campano: il Paris Saint Germain, tanto per fare un esempio, ha proposto al Milan un’offerta che sarebbe comica se reale, ovvero 20 milioni di euro più il cartellino di Areola. Offerta naturalmente rispedita al mittente dal club rossonero, con tanto di probabile risatina ironica successiva; eppure non è che la richiesta milanista sia così alta per quello che è uno dei portieri già migliori al mondo nonostante l’ancor giovanissima età (20 anni e mezzo). Il Milan, stando a quanto filtra da ambienti vicini a Milanello, si «accontenterebbe» di una cifra complessiva di 50 milioni di euro, possibilmente tutti in contanti e senza contropartite tecniche; richiesta bassina se si considera il valore del calciatore, ed utile solo a chi compra e a Mino Raiola che intascherebbe comunque un’ottima commissione.
Incongruenze
E poi c’è il confronto con gli altri portieri acquistati e ceduti in giro per l’Europa: Barcellona e Valencia, a dirne una, hanno appena concluso lo scambio Cillesen-Neto, atleti di gran lunga più anziani di Donnarumma e con un terzo delle potenzialità tecniche dell’estremo difensore milanista, valutati e pagati una trentina di milioni ciascuno. E che dire di Kepa, buon portiere spagnolo, pagato un anno fa ben 80 milioni dal Chelsea che lo strappò all’Athletic Bilbao? Costi che fanno riflettere e sorgere spontanea una riflessione: considerando età e bravura, se questi sono i prezzi, il Milan è legittimato a chiedere molto di più per il suo gioiello, altro che 50 milioni.
Palla al Milan
Inoltre, senza l’assillo di doverlo vendere a tutti i costi e con la concreta possibilità di sedersi con lui a tavolino per pianificare anche un rinnovo di contratto, i dirigenti rossoneri potrebbero (e dovrebbero) parlare pubblicamente e far la voce grossa, ribadendo dapprima l’incedibilità di Donnarumma, poi provando a conciliare maggiormente senza discostarsi da una valutazione congrua al valore del portiere: «Volete Donnarumma? Per meno di 70 milioni noi non ci mettiamo neanche a sedere». Con queste parole, la dirigenza del Milan avrebbe l’obbligo di affrontare un eventuale abbozzo di trattativa con club che, oltretutto, hanno risorse tali nelle proprie casse da poter arrivare ben oltre quei 50 milioni di euro che per Gianluigi Donnarumma appaiono un’elemosina che a Milanello dovrebbero sdegnosamente rifiutare.