29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Formula 1

Il retroscena: «Così la Red Bull spiava la Ferrari»

Lo rivela il direttore tecnico Adrian Newey nella sua autobiografia: «Fingevo di osservare una sezione della macchina, intanto il mio fotografo scattava da un'altra parte»

Il direttore tecnico della Red Bull, Adrian Newey
Il direttore tecnico della Red Bull, Adrian Newey Foto: Red Bull

ROMA – È davvero piena zeppa di rivelazioni, l'autobiografia appena pubblicata di Adrian Newey. Oltre a svelare i retroscena, tecnici e umani, dell'incidente fatale di Ayrton Senna, avvenuto quando era capoprogetto della Williams, l'attuale direttore tecnico della Red Bull, nonché guru dell'aerodinamica, narra anche qualche segreto spicciolo del retrobox. Come le tattiche che le squadre utilizzano per spiarsi a vicenda, che una vecchia volpe come lui ha imparato a sfruttare a suo vantaggio nel corso degli anni: «Dopo aver completato una gara, le macchine devono essere sottoposte ai controlli tecnici per assicurare il rispetto dei regolamenti – si legge nel libro How to build a car – Una volta che questi sono terminati, c'è un'ora di parco chiuso durante la quale le auto vengono tenute ferme nella stessa zona. Se una squadra rivale vuole fare ricorso, durante questo periodo può farlo. È in quel momento che avvengono molti giochini: gli ingegneri come me lo sfruttano per osservare le altre vetture. I meccanici, quando vedono nelle vicinanze un tecnico di una squadra avversaria, sciamano attorno alla loro macchina, tentando di coprire quella parte che sto studiando. La Ferrari, in particolare, si attiva come un autentico alveare quando passeggio nella sua direzione. Quindi io ho trovato una soluzione: mi dirigo verso una sezione della macchina che non mi interessa particolarmente, così attraggo i meccanici verso di me, come api verso il miele, mentre uno dei nostri fotografi scatta immagini della parte che voglio davvero scoprire. Fino ad oggi, la Ferrari non aveva ancora mai smascherato questo trucchetto».

Spiando s'impara
Anche solo per qualche istante, insomma, Newey cerca di sfruttare al massimo ogni occasione di analizzare i progetti rivali: «È tutto un po' un gioco, ad essere onesto. Se voglio davvero osservare una macchina, devo solo aspettare che la gara sia finita e che le auto siano ferme in parco chiuso, dove nessuno le può toccare per un'ora. Spesso te le parcheggiano sotto il naso e, mentre tutti i meccanici sono occupati a fare i bagagli, puoi guardarle quanto ti pare. Come ho detto, quello è il momento in cui i team possono fare ricorso se c'è qualcosa di un'altra vettura che non piace loro».