20 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Formula 1

È un Hamilton rinato: «Così ho potuto battere la Ferrari»

Motivi tecnici a parte, come la furbata dei motori, è per ragioni umane che la Mercedes ha vinto la guerra con la Rossa: Lewis è cresciuto, senza Rosberg e con una nuova dieta

Lewis Hamilton sul gradino più alto del podio ad Austin
Lewis Hamilton sul gradino più alto del podio ad Austin Foto: Mercedes

ROMA – Ci sono ragioni tecniche, come la ben nota furbata dei motori: la decisione di anticipare l'ultimo sviluppo del propulsore in Belgio, per evitare di incappare nel nuovo limite al consumo di olio. Ma se la Mercedes è riuscita a ribaltare i rapporti di forza con la Ferrari, passando da una prima metà di stagione in cui la Rossa è sempre rimasta davanti in campionato al dominio di oggi, con il Mondiale costruttori già in tasca e quello piloti ad un passo, è stato soprattutto per un motivo umano. Il fattore Hamilton, per così dire. Anche il tre volte iridato (quasi quattro), infatti, ha dovuto compiere il suo personale lavoro di ricostruzione, iniziato alla fine della scorsa stagione, quando per la prima volta dal suo passaggio alla Mercedes si era visto sconfiggere dal suo allora compagno di squadra Nico Rosberg nella corsa al titolo. Senza peraltro risparmiare i veleni nei confronti dei vertici del suo team, accusati di aver favorito il suo vicino di box, tedesco come lo stesso costruttore. Poi Rosberg ha sorprendentemente deciso di appendere il casco al chiodo, e tra Hamilton e il team principal Wolff è arrivato il momento del chiarimento: «L'incontro con Toto alla fine della scorsa stagione è stato cruciale per solidificare la longevità della squadra – racconta – Abbiamo semplicemente messo tutto sul tavolo, ci siamo detti quello che bisognava dirci. E poi abbiamo iniziato a costruire un rapporto nuovo, ancora più forte di quello di prima».

Salita di livello
Lì è cominciato a nascere il nuovo Hamilton. Più libero, senza l'ombra di un compagno scomodo, più sicuro di sé e anche più in forma fisica, da quando ha scelto di diventare vegano: «Io, personalmente, mi sento più forte che mai, dal punto di vista sia fisico che mentale – prosegue il campione anglo-caraibico – Da tutto l'anno mi sento mentalmente forte, ma fisicamente ho fatto un grande passo avanti, da quando ho preso la decisione di cambiare la mia dieta. La migliore scelta è stata quella di passare in questa squadra, la seconda è stata quella di smettere di mangiare la carne, a partire da Singapore, anche se stavo comunque guidando piuttosto bene anche prima. In ultima analisi cerchi sempre di rispettare il tuo potenziale e ora mi sento nel mio momento migliore, capace di raggiungere il limite. Questa è la sensazione più bella».

Pace ritrovata
Non doversi più concentrare sulla battaglia fratricida all'interno della squadra gli ha inoltre permesso di non sprecare più la sua energia agonistica, ma di concentrarla sulla lotta con la Ferrari, sul miglioramento della macchina e sulla produttività della sua collaborazione con gli ingegneri e i meccanici in officina: «Il personale del team vi potrà spiegare le dinamiche, io di sicuro vi posso dire che l'anno scorso non era ideale. Poi ho parlato con Toto, ho iniziato a lavorare sul mio rapporto con i ragazzi: questa formula funziona e voglio continuare così. I miei uomini hanno svolto un lavoro eccezionale e la mia relazione con tutta la squadra, da entrambi i lati, è più forte che mai. Il tempo che trascorro con gli ingegneri nel box è più produttivo. Ed è bello anche lottare con un'altra squadra, perché ci concentriamo su altri aspetti. Quando nel team ci sono due piloti forti, come ci succedeva in passato, la battaglia è interna, come un uragano, con un'energia forte che resta bloccata nella stanza. Oggi, invece, questo uragano di energia la riversiamo insieme nella macchina, ed è una dinamica molto più felice. Se ci sarei riuscito anche con Rosberg al mio fianco? No...».