19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Cessione Milan

Milan cinese, che garbuglio!

Un’inchiesta della Gazzetta dello Sport evidenzia tutte le contraddizioni e i punti oscuri di una trattativa che presenta ancora più di qualche perplessità: dal potere economico di Li Yonghong ai nomi degli investitori, tutto sembra ancora avvolta nel mistero.

MILANO - Sarà anche un azzardo affermare oggi che i cinesi non esistono, ma di certo l’operazione che dovrebbe portare alla cessione dell’Ac Milan, dopo l’inchiesta della Gazzetta dello Sport, si ammanta di un ulteriore velo di mistero che non fa che inquietare ancora il popolo rossonero. 

Partiamo dall’inizio e dal legittimo dubbio che ha caratterizzato fin dal primo giorno l’evoluzione della trattativa: chi sono questi imperscrutabili investitori asiatici?

Il mistero Li Yonghong

Il problema numero uno è legato al capo cordata, il presidente di Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Li Yonghong. Nel suo paese nssuno è a conoscenza del suo potere patrimoniale, in pochi sanno chi sia e la cosa naturalmente non depone proprio benissimo. Il suo braccio destro Han Li, sempre intervistato dal collega Iaria della Gazzetta, risponde a questo perturbante interrogativo con una teoria risibile: «La Cina è troppo grande e la popolazione troppo numerosa per conoscere tutti gli investitori nei diversi campi»

Una giustificazione che sembra più una barzelletta. È vero che i cinesi sono tanti, ma in quanti possono permettersi un investimento da oltre un miliardo di euro? Ebbene, secondo quanto emerge dall’inchiesta della Gazzetta Li Yonghong non sarebbe tra questi. 

Nuova forma di business

Dice, si ma Sino-Europe Sports sta portando avanti una nuova forma di business per il mercato cinese: nessun singolo azionista con quote rilevanti ma un gruppo di 8/10 finanziatori disposti ad investire sui 50 milioni di euro a testa con la promessa di rendimenti elevatissimi, magari attraverso la quotazione in borsa, già nei prossimi due anni. 

Se così fosse, si tratterebbe di un altro aspetto terribilmente preoccupante per i tifosi del Milan, perché avremmo la certezza che da parte di Li Yonghong e dei suoi soci si tratta di una mera operazione commerciale volta esclusivamente a monetizzare in fretta grazie ad un auspicabile - ma tutt’altro che scontato - aumento del fatturato. 

Dubbi sul governo di Pechino

Tende ad evaporare all’orizzonte anche la presenza, che si annunciava massiccia e rassicurante, del governo di Pechino nell’operazione. Quello che sembrava un organo di stato, Haixia Capital, è in realtà un fondo controllato al 40% dalla provincia di Fujian e la sua presenza all’interno di Sino-Europe Sports perde quasi interamente di spessore.

Han Li rassicura

Il braccio destro di Li Yonghong, l’uomo d’affari Han Li, ha provato a spegnere - per l’ennesima volta - sul nascere tutte le polemiche e i dubbi sull’operazione: «Gli investitori ci sono, faremo grande il Milan. Inizieremo a formare un management solido, poi faremo il nostro meglio nelle sessioni di quest’inverno e della prossima estate per creare una squadra più forte. Nel frattempo, ci concentreremo sullo sviluppo del business in tutto il mondo, soprattutto in Cina. Cercheremmo di espandere la nostra influenza internazionale in vari campi, attraverso i nostri contatti e i partner strategici. Al contempo, costruiremmo un ponte tra il club e il mercato cinese, integrando risorse strategiche globali. Gli investitori sono stati confermati. Tutto è perfettamente sulla buona strada. I fondi stanno arrivando come previsto. I nomi degli investitori saranno resi noti ufficialmente al closing, secondo gli accordi presi».

Tante belle parole mr. Han Li, ma adesso è arrivato il momento dei fatti. È tutto il popolo rossonero sparso per il mondo che li chiede a gran voce.