23 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Venticinque anni di Schumi

Ross Brawn: «Il tragico destino di Michael Schumacher»

A un quarto di secolo dal suo indimenticato debutto in Formula 1, il direttore tecnico che fu suo braccio destro in Benetton, Ferrari e Mercedes racconta la carriera del Kaiser. E la sua situazione attuale: «La vita è crudele»

Ross Brawn con Michael Schumacher
Ross Brawn con Michael Schumacher Foto: Ferrari

ROMA – Ci mise solo un Gran Premio, Ross Brawn, per convincersi delle incredibili doti di guida di Michael Schumacher. Fu il GP del Belgio del 25 agosto 1991, esattamente un quarto di secolo fa, quando il pilota tedesco fu sbalzato improvvisamente in Formula 1 a 22 anni, per sostituire Bertrand Gachot, finito in carcere in Inghilterra, al volante della Jordan. E, su una vettura che non conosceva e in un circuito che non conosceva, fu subito settimo posto in qualifica, davanti al suo più esperto compagno di squadra Andrea De Cesaris. Dalla gara successiva, il suo cartellino se l'era già accaparrato Flavio Briatore, per piazzarlo sulla Benetton di cui proprio Brawn era direttore tecnico. «Io e Tom Walkinshaw (il direttore sportivo, ndr) conoscevamo Michael da quando correva nei prototipi – racconta oggi l'ingegnere britannico alla televisione tedesca Rtl – e perciò avevamo un vantaggio rispetto agli altri team. Sapevamo di volerlo».

Sempre insieme
Da allora, il sodalizio tra Michael Schumacher e Ross Brawn non si sarebbe più interrotto. Con lui come direttore tecnico, Schumi vinse i suoi due titoli mondiali alla Benetton e poi, passati entrambi alla Ferrari, anche le cinque iridi record a Maranello. E, dopo aver appeso il casco al chiodo una prima volta, fu ancora Ross Brawn a convincerlo a tornare in Formula 1, stavolta alla Mercedes, tra il 2010 e il 2012. «Non avevamo dubbi sulla sua competitività – ricorda oggi – ma rimasi frustrato del fatto che non riuscimmo a dargli la macchina che meritava. Ciononostante, Michael ha fatto parte di quel processo che ha portato la Mercedes ad essere un team in grado di dominare il campionato del mondo». Furono i suoi ultimi fuochi d'artificio in pista. Solo un anno dopo il suo ritiro definitivo dalle corse, il Kaiser fu vittima di quel terribile incidente sugli sci che lo ha lasciato oggi in una condizione fisica che nessuno conosce con certezza. «Io sono in contatto con la famiglia – conclude Brawn – Dopo l'incidente, l'ho visto diverse volte. Ogni giorno prego che faccia progressi. La vita può essere crudele. Michael è una persona meravigliosa e ciò che gli è accaduto è tragico».