25 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Calcio - Serie A

Milan, la rivoluzione truccata di mister Brocchi

Niente bacchetta magica per mister Brocchi, ma il suo Milan ha mostrato fin da subito un’altra faccia: coraggioso, per nulla attendista, pronto a pressare alto e sfidare la squadra avversaria. Il 5% preteso dal tecnico rossonero alla vigilia si è visto in campo, anche se c’è ancora tanto da fare per rivoluzionare sul serio il calcio rossonero.

MILANO - Innanzitutto una premessa d’obbligo: chiunque sia stato sfiorato, anche solo per un istante, dalla suggestione che Cristian Brocchi possa essersi materializzato a Milanello ammantato da un’aura di santità e la bacchetta magica, sappia di essere decisamente fuori strada.
Era impensabile che con una squadra dissestata dalle ultime sconcertanti polemiche, e dopo appena 5 giorni di allenamento con il nuovo tecnico, potesse come per incanto ritornare a dispensare bel calcio. E così è stato. Ma con una differenza sostanziale rispetto al Milan depresso e mortificante visto troppo spesso in stagione: un atteggiamento finalmente sfrontato e propositivo. Questo si merito della nuova guida tecnica.

Il proclama di Brocchi
Concreto e con i piedi per terra come si pretende da un uomo intelligente qual è Cristian Brocchi, alla vigilia del suo esordio sulla panchina del Milan dei grandi, il neo allenatore rossonero aveva dichiarato le sue aspettative: «Vorrei vedere in campo almeno il 5% di quello che ho chiesto loro in allenamento durante la settimana».
All’indomani della preziosissima vittoria allo stadio Luigi Ferraris, sul campo insidioso della Sampdoria, misurare le percentuali di crescita della squadra sembra impossibile, ma di certo i numeri - quelli reali - non mentono.

Numeri bugiardi
Ebbene, il Milan di Brocchi sulla carta sembra aver fatto persino peggio rispetto a quello di Mihajlovic: quanto ad altezza del baricentro (50,6 con il serbo, 47,3 a Genova), a recupero palla basso (35,7 metri contro i 27,1) e ad atteggiamento del fuorigioco (29 metri a fronte dei 20,8 di ieri); solo sulla media passaggi il nuovo Milan è stato superiore a quello di inizio stagione, 440 passaggi effettuati contro la media di 429,7 a partita della gestione serba. 

Basta attendere, ora si gioca
Eppure il Milan visto a Genova, seppure tutt’altro che irresistibile, ha offerto un’immagine di sé ben lontana rispetto a quella opaca e ingrigita offerta nelle ultime deprimenti esibizioni. A dispetto dei numeri, i rossoneri sono sembrati innanzitutto più compatti, proprio come una vera squadra, corta e composta da uomini disposti ad aiutarsi l’un l’altro.
Ma soprattutto, come si diceva in apertura, ha colpito l’atteggiamento: con Mihajlovic eravamo abituati ad assistere ad un Milan rintanato nella propria metà campo, rassegnato a lasciare il pallino del gioco agli avversari e pronto - solo nelle rare giornate di luna buona - a ripartire e far male con ripartenze veloci, ficcanti ed incisive.

Milan coraggioso
A Genova, a dispetto dei numeri, si è avuta invece la sensazione di avere di fronte finalmente un Milan coraggioso, pronto a sfidare gli avversari a viso aperto, disposto a sfiancarsi per pressare alto già nella metà campo offensiva e togliere - per quanto possibile - l’iniziativa alla Sampdoria. Che l’impresa, per lunghi tratti del match, non sia riuscita era abbondantemente preventivabile, ma la sensazione è che Cristian Brocchi sia riuscito a far leva sulla testa dei calciatori rossoneri per avere da loro un approccio alla gara sostanzialmente diverso da quello irritante «ammirato» troppe volte quest’anno.

Premessa incoraggiante
Che siano i prodromi per una rivoluzione copernicana nel calcio rossonero è presto per dirlo. I numeri attestano che siamo ancora ben lontani dagli obiettivi del nuovo allenatore rossonero. Di sicuro però le premesse sono incoraggianti, così come la vittoria di Genova, preziosissima per la rincorsa all’Europa.
E allora buon lavoro mister. Il popolo milanista non aspetta altro che poter tornare a sorridere. Dopo tanti anni di sofferenza e umiliazioni ne avrebbe ben diritto.