Ducati, il 2016 comincia bene: «Più vicini a Yamaha e Honda»
I test privati della settimana scorsa a Jerez de la Frontera, alla presenza non solo della squadra ufficiale ma anche dei team satellite, hanno confermato un ottimo adattamento della Desmosedici al nuovo software unico che debutterà l'anno prossimo
BORGO PANIGALE – Ben quattro team e otto piloti: la Ducati ha voluto schierare tutte le sue forze in campo per il test privato della settimana scorsa a Jerez de la Frontera. Non solo il team ufficiale, con Andrea Iannone e Andrea Dovizioso, insomma, ma anche i satelliti Pramac, Aspar e Avintia, tra i quali si sono messi in luce in particolare l'altro italiano Danilo Petrucci e il nuovo arrivato Scott Redding. La rossa ha deciso di fare sul serio, senza risparmiarsi: l'obiettivo, infatti, era quello di raccogliere il maggior numero possibile di dati per sviluppare la nuova moto che terrà conto dei sostanziali cambiamenti regolamentari in vista per il 2016. A partire dall'elettronica unica, con cui la Desmosedici sembra già trovarsi a suo agio, al contrario, ad esempio, del colosso Honda. «Sembra che la nostra Ducati funzioni molto bene – ha sorriso a fine test il direttore sportivo Davide Tardozzi ai microfoni di Crash – Non eravamo qui per fare i record del giro, ma per lavorare: eppure specialmente Iannone ha staccato un ottimo tempo. Le nostre squadre satelliti hanno fatto un buon lavoro e il nostro software è già piuttosto buono. Continuiamo a migliorare passo dopo passo e sarà così anche nel prossimo test invernale. Ne siamo davvero molto contenti: tutte le indicazioni dei team satelliti sono stati incredibili. Sembra che tutti stiamo andando nella giusta direzione».
Crescita tecnica
La Ducati torna dunque a Borgo Panigale dai cinque giorni di test svolti in Spagna consapevole di aver fatto un passo avanti verso Yamaha e Honda. Ma Tardozzi non è ancora pronto a gridare al miracolo: bisogna infatti tenere conto del talento dei piloti e delle grandi risorse a disposizione della concorrenza, che daranno loro modo di presentarsi in Qatar, al primo Gran Premio della prossima stagione, al massimo della loro competitività. «Penso che dopo i prossimi nove giorni di test Yamaha e Honda saranno lì – prosegue l'ex pilota – Hanno piloti fantastici, perciò non penso che avremo un vantaggio particolare. Credo che sarà più semplice per noi competere sul livello del software per ridurre il divario da quello factory. Siamo ancora convinti che se continuassimo ad utilizzare quest'ultimo, sarebbe un po' migliore, ma in un paio di uscite il livello dovrebbe alzarsi». E per far crescere tecnicamente la moto italiana, prezioso sarà anche il contributo dei piloti dei team privati, come ha dimostrato la scelta di convocarli tutti per le prove di Jerez: «Lavoriamo con diversi piloti – ha concluso Tardozzi – non solo con i nostri ufficiali. E quando miglioriamo il software, questo va a beneficio di tutti. Se qualcuno al di fuori del team ufficiale ci dà un'indicazione tecnica, questa è la benvenuta. In particolare, siamo contenti di Redding, perché sembra aver trovato una buona moto e una buona sensazione. Lui, poi, corre in Pramac, ma ha un contratto direttamente con la Ducati». La casa bolognese ha già trovato il suo talento del futuro?
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