La versione dei congiurati spagnoli: «Vale ci insulta»
A caldo, Lorenzo si lascia scappare un'ammissione sul biscottone iberico. Poi, in conferenza stampa, se lo rimangia tutto. E i tre dell'Ave maria si giustificano così: «Rossi non può sapere cosa abbiamo provato noi in moto»
VALENCIA – Forse si è trattato solo di parole dal sen fuggite. Forse, travolto dalle emozioni del quinto Mondiale appena conquistato e del giro d'onore percorso in lacrime, Jorge Lorenzo non ha avuto il tempo e la lucidità di inventarsi una risposta più diplomatica. O forse lo ha fatto apposta, per prendersi, dopo la rivincita agonistica, anche quella verbale contro Valentino Rossi e il popolo italiano che lo ha sostenuto compatto fino all'ultimo giro. Certo è che quelle parole registrate dai microfoni e dalle telecamere di Sky a pochi minuti dalla bandiera a scacchi suonano come la conferma definitiva di tutte le teorie della vigilia: «Marquez e Pedrosa non mi hanno superato perché hanno avuto rispetto, sono spagnoli come me. E il mio titolo è anche il titolo di tutta la Spagna».
Tutto regolare, secondo loro
Mezz'ora dopo, il Lorenzo che si presenta di fronte ai giornalisti schierati in sala stampa fornisce una versione completamente opposta. Come se si fosse reso conto di averla detta grossa: «Non ho visto la gara dall'esterno, quindi ero arrivato a quella conclusione – spiega – Poi Dani e Marc hanno spiegato bene come si sia svolta la loro gara: io non ho un'opinione chiara e mi fido di loro. Oggi le Honda erano molto veloci, specialmente a fine gara, mentre io a quel punto avevo problemi di usura della gomma posteriore e non riuscivo più a spingere. Eppure ho retto alla pressione. E ho vinto». Quale sia questo convincentissimo racconto degli ultimi giri di gara visti dalla prospettiva delle Honda lo rivelano gli stessi diretti interessati, a stretto giro. «Nei primi venti giri era molto difficile restare attaccati a Jorge, eppure sono rimasto a meno di un secondo da lui – spiega Marc Marquez – Poi l'ho raggiunto e ho pensato che potessi puntare alla vittoria. A quattro giri ho provato ad attaccarlo, ma una bandiera gialla mi ha convinto ad aspettare il giro successivo. Però Dani mi ha superato ed è arrivato lungo, facendomi perdere quel mezzo secondo decisivo. A quel punto raggiungere Jorge era impossibile, all'ultima curva gli sono arrivato vicino, ma non abbastanza». Per Pedrosa la colpa è invece «della messa a punto della moto, con cui non ero a mio agio. Perdevo ad ogni giro, quindi mi sono calmato e ho amministrato le gomme. Così pian piano ho iniziato a migliorare il passo, mentre il loro peggiorava. A due giri li ho raggiunti, ho provato ad attaccare ma ero ancora troppo caldo per la rimonta e Marc mi ha ripassato».
L'importante è vincere
Insomma, se Valentino Rossi non ha visto due avversari corretti in pista, ma due «guardaspalle» di Jorge Lorenzo, è lui ad essere in malafede. «Rispetto tutte le opinioni, sono un professionista – ribatte piccato Marquez – Ma per la mia mentalità, dire che corro solo per disturbare un altro pilota invece che per vincere è un insulto. Mi conoscete: ogni volta in cui scendo in pista do il 100%, come questo weekend, sia in prova che in gara. Se avessi cercato di fare il guardaspalle sarei rimasto a cinque secondi, invece di prendermi tutti questi rischi». «Per quanto mi riguarda – gli fa eco, laconico, Pedrosa – sul finale ho guidato in modo perfetto. E non credo che Vale possa sapere quello che provavo io in moto». Ciò su cui nessuno dei tre, ma in particolare Jorge Lorenzo, sembra avere dubbi è che l'esito finale del Mondiale sia il più giusto: «Non solo il titolo meritava di restare in Spagna, ma lo meritavo io – afferma il neo-campione del mondo – Le statistiche dimostrano che ho battuto il mio rivale (non lo menziona nemmeno per nome, ndr) in vittorie, pole position, podi, giri veloci... Lui mi ha superato solo in regolarità e grazie a qualche fortunata condizione meteo. Questo mi ha impedito di arrivare a Valencia già con in tasca 20-30 punti di vantaggio. Chi capisce di moto e non è tifoso lo sa. Oggi lui non aveva niente da perdere, doveva solo spingere eppure è arrivato a venti secondi da noi. Con la Yamaha non era facile tenere questo ritmo, ma io ci sono riuscito. E la mia velocità e la mia determinazione dimostrano che me lo sono meritato». Non avrebbe preferito anche lui vincere in condizioni normali? «Certo, mi sarebbe piaciuto di più evitare le polemiche o le invenzioni della stampa – conclude secco – Ma questo non ha condizionato né le mie prestazioni né il mio orgoglio per la vittoria». A costo di far perdere un intero sport.
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