19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Continua il lavoro a Maranello

Ferrari, il super-motore resta in officina

Il nuovo propulsore, un'anticipazione di quello più compatto e potente che vedremo nel 2016, non sarà usato in pista già questo weekend ad Austin. Le ultime prove al banco, infatti, non hanno ancora dato i risultati sperati

AUSTIN – Il nuovo motore Ferrari, per ora, può aspettare. Il team principal Maurizio Arrivabene non aveva escluso la possibilità di giocare i quattro jolly rimasti per lo sviluppo tutti alla vigilia del Gran Premio degli Stati Uniti, per poter portare al debutto in pista un propulsore che ponesse già le basi del design 2016. «Per quanto riguarda i gettoni di sviluppo, ne abbiamo ancora quattro da utilizzare: abbiamo tante idee su come spenderli, per incrementare la performance in questa stagione, ma anche con un occhio al 2016», si è mantenuto sul vago ancora ieri il responsabile del progetto dei motori Lorenzo Sassi. E in effetti, a Maranello, i tecnici stanno lavorando già da tempo su una nuova power unit dalle caratteristiche molto più estreme: a partire da un cambio di forma che consenta di compattare il retrotreno del telaio.

Aggiornamento rimandato
Ma questa nuova arma segreta è destinata a rimanere nel fodero, almeno per il momento. Secondo fonti vicine al Cavallino rampante, infatti, la decisione sarebbe quella di non introdurre il motore 2016 già da questa settimana ad Austin. Né sulla vettura di Sebastian Vettel, che non vuole compromettere il suo secondo posto in campionato con una penalità in griglia di partenza per il montaggio di un quinto propulsore. E nemmeno su quella di Kimi Raikkonen, perché le ultime prove al banco non avrebbero ancora dato i risultati desiderati. Per lavorare, del resto, c'è ancora molto tempo: «Quest'anno abbiamo dimezzato il distacco dalla Mercedes – ha dichiarato il direttore tecnico James Allison alla rivista specializzata tedesca Auto Motor und Sport – Ora dobbiamo trovare altri otto decimi nel corso dell'inverno».

Verso Austin
Anche se sarà la solita, vecchia unità, il motore resterà comunque un elemento chiave nella gara statunitense di questo fine settimana: «Il tracciato di Austin presenta tre aspetti interessanti – elenca Sassi – Il primo è il cosiddetto power effect, cioè l’importanza della prestazione della power unit nel tempo sul giro. Effetto che su questa pista è molto alto. Il secondo aspetto riguarda la gestione dell’energia: nelle frenate, infatti, dobbiamo garantire un buon recupero energetico per sostenere la prestazione sui rettilinei. Ultimo, ma non meno importante, è il fatto che la pista presenti molti saliscendi che in alcuni tratti possono rendere critica la gestione della pressione dell’olio. Ci aspettiamo che il consumo di carburante sia meno critico che a Sochi, ma rimane comunque un parametro da monitorare, perché solo quando scenderemo in pista venerdì e sabato valuteremo la situazione reale».