19 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Polemiche

Menez, veleno sul Psg: «Via perché non uso twitter e sono parigino»

L’attaccante francese, protagonista di un inizio stagione strepitoso con la nuova maglia del Milan, si toglie qualche sassolino dalla scarpa nei confronti della sua ex-squadra: «Al Psg forse è meglio essere stranieri e costare tanto».

MILANO - «Talento ne ha da vendere, ma è un giocatore poco affidabile, discontinuo e spesso sopra le righe». Accompagnato da questa etichetta tutt’altro che edificante, Jeremy Menez è tornato in Italia, con l’obiettivo dichiarato di far pentire i suoi detrattori. Al Milan hanno scoperto subito di che pasta è fatto il francese, si è caricato sulle spalle il peso dell’attacco rossonero e a furia di gol e assist è diventato il beniamino del popolo milanista in appena tre giornate.

Gratificato da tanto italico amore, Menez è tornato a parlare della sua recente esperienza parigina, senza peli sulla lingua, come al solito, concedendo i suoi pensieri a «France Football»: «Per giocare al Psg oggi devi essere preferibilmente straniero, costare molto ed essere un grande esperto di comunicazione. Io, considerando il rapporto qualità-prezzo-statistiche, non ero male - racconta il francese arrivato dalla Roma nel 2011 per 8 milioni -. Lucas, invece, è lì già da due anni, è costato 40 milioni e ha fatto un pugno di gol. Però è brasiliano. Io sono francese e parigino, non ho Twitter nè Instagram per postare messaggi o belle foto, non faccio video sui social network e non ho mai detto «Allez Paris! Vive Paris!» solo per farmi bello».

AL PSG CONTANO SOLO SOLDI E STRANIERI - «La verità – continua Menez – è che io non sono un traditore e soprattutto non sono falso. Il Paris Saint Germain è sempre stato il mio club, lo sognavo fin da bambino, quando andavo allo stadio. Ho voluto a tutti i costi indossare quella maglia, conquistare dei titoli e fare vibrare il Parco dei Principi e ci sono riuscito vincendo due campionati. Ne sono orgoglioso. Se sono andato via non è certo colpa mia».

MI PIACE GIOCARE IN MEZZO - Venendo al Milan non è che però Menez abbia scelto una situazione più tranquilla: «Vero, anche al Milan c'è molta  concorrenza con Torres, El Shaarawy, Pazzini, Honda, Niang, ma qui, a differenza di Parigi, il posto si guadagna lavorando duro».

E soprattutto al Milan c’è Filippo Inzaghi come allenatore, molto più simile, per modi di fare ed interpretare il calcio, a Carlo Ancelotti, primo allenatore di Menez a Parigi: «Ancelotti capì subito tutto di me e per questo mi diede molta libertà. Con lui giocavo sui lati solo quando non c’erano alternative. Il mio vero ruolo è da punta centrale o dietro l’attaccante. È in quella posizione che mi sento e mi esprimo meglio. E anche se non sembra, a me piace correre. E come Ancelotti anche Inzaghi mi piace tanto. Lui è stato un grande attaccante ma soprattutto mi ha fatto capire che mi voleva davvero, come tutti al club. Ibrahimovic e Thiago Silva mi avevano parlato sempre bene del Milan e adesso li capisco».