Prandelli: Omofobia è razzismo, stop ai tabù sui gay
Lo scrive Cesare Prandelli, commissario tecnico della Nazionale, nella prefazione del nuovo libro di Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano «Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport»
MILANO - «Nel mondo del calcio e dello sport resiste ancora il tabù nei confronti dell'omosessualità, mentre ognuno deve vivere liberamente se stesso, i propri desideri e i propri sentimenti». Lo scrive Cesare Prandelli, commissario tecnico della Nazionale, nella prefazione del nuovo libro di Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport, in uscita giovedì, in cui si raccontano decine di vicende olimpioniche, europee e italiane, perlopiù sconosciute o artatamente distorte, di campioni e campionesse che hanno vissuto bene o male il loro essere omo e bisessuali, ermafroditi o transessuali, anche a causa di doping forzato.
L'OMOFOBIA E' RAZZISMO - L'allenatore affronta senza imbarazzi un tema che rappresenta tuttora un tabù nel mondo del calcio. Lo scorso novembre il presidente dell'Associazione calciatori, Damiano Tommasi, dichiarò: «Meglio non fare coming out. Nel calcio basta poco per diventare un personaggio, pensi di fare una cosa positiva e invece ti si ritorce contro, diventa una marchetta, una domanda giornalistica».
Il ct la pensa in modo opposto: «Anche l'omofobia è razzismo. Dobbiamo tutti impegnarci per una cultura dello sport che rispetti l'individuo in ogni manifestazione della sua verità e della sua libertà - prosegue Prandelli, che conclude con una frase a metà tra la previsione e l'esortazione -. Magari presto qualche calciatore farà coming out».
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