12 ottobre 2025
Aggiornato 16:30
Sconcertante scarcerazione dei teppisti di Roma-Napoli solo per motivi politici

Veltroni: «Duri con chi non vota»

Così il segretario del Partito Democratico dopo la decisione di rilasciare i sei “tifosi” arrestati a seguito degli scontri avvenuti prima e dopo la partita di calcio Roma-Napoli

«La scarcerazione dei teppisti responsabili dei gravi incidenti prima e dopo la partita Roma-Napoli è un fatto gravissimo. Il segnale che si lancia è pesantemente negativo. Evidentemente dagli atti del governo si evince una morale: duri con quelli che non votano come gli immigrati e deboli con quelli che votano. Così i teppisti, che usano il calcio come pretesto per le loro bravate, per aggredire e seminare paura tra i cittadini, anche quando sono identificati e presi restano dentro per poche ore. Questa certezza di impunità non fa altro che perpetuare e coprire il loro agire». Così il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni dopo la decisione di rilasciare i sei «tifosi» arrestati a seguito degli scontri avvenuti prima e dopo la partita di calcio Roma-Napoli.

Per Ermete Realacci, ministro dell’Ambiente del governo ombra del PD, «il governo, quando è in difficoltà, butta la palla in corner. Non si può scaricare sulla magistratura la responsabilità di quello che è accaduto dopo i raid teppistici di facinorosi «tifosi» del Napoli. In realtà questo governo ha fatto di tutto, e sta facendo di tutto, per cambiare il nostro sistema giudiziario nell’interesse del premier Berlusconi e per la soluzione dei suoi problemi personali».
«Perché non si interviene invece per l’inasprimento legislativo delle pene nei confronti di questi teppisti? Perché non si danno anche in questo modo strumenti efficaci ai magistrati? E perché domenica scorsa il governo ha dimostrato latitanza e inadeguatezza di indicazioni e direttive nella prevenzione e nella repressione di quei fatti che hanno sconvolto la giornata di migliaia di cittadini a Napoli e a Roma?».

Per Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia nel governo ombra del PD «il problema è davanti agli occhi di tutti, la gestione della giornata di domenica scorsa col suo seguito di violenze è stata fallimentare e scandalosa. Per quanto riguarda poi il rilascio dei teppisti arrestati si tratta di fornire alla magistratura strumenti adeguati per intervenire su un fenomeno grave come quello della violenza che si infiltra nelle grandi manifestazioni sportive. Il governo parla tanto di riformare la giustizia poi invece quando si va alla sostanza neanche una proposta seria su questioni come questa e fiumi di dichiarazioni e decisioni a colpi di maggioranza sugli argomenti che interessano il premier. I cittadini se ne stanno accorgendo e questo rende così nervosi gli uomini del governo».

Il rilascio troppo veloce dei 6 teppisti mette in evidenza le anomalie della destra di considerare persone e persone: tolleranti verso i propri possibili elettori e ciechi verso quelli che, a loro avviso, portano paura e insicurezza tra i cittadini. Una visione contorta e distorta delle realtà delle cose. La paura del diverso e della faccia «nera» viene suffragata dalla benevolenza nei confronti dell'amico hooligan che si reca allo stadio con la bandiera «nera».

Risulta quindi del tutto normale che dopo la convalida dei fermi con l'accusa di possesso di esplosivi e resistenza a pubblico ufficiale, i sei teppisti – sei colti in flagrante, le immagini ne mostrano molti di più – possano godere della libertà dopo il processo per direttissima.

C'è anche da domandarsi quanto poi sia stato saggio da parte dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive del Viminale di concedere la deroga ai tifosi napoletani di partecipare alla trasferta romana conoscendo, dato stranoto, trito e ritrito, l'antipatia viscerale – per non parlare di odio – tra le due tifoserie organizzate e maggiormente attive.

Intanto il presidente della Figc Giancarlo Abete, lancia un duro attacco dai microfoni di Radio Anch'io: «Il calcio non è rappresentato da questi delinquenti e noi speriamo che queste persone negli stadi non entrino più». Frase giusta ma ormai di circostanza. Dire che sono sempre gli stessi ad essere i più facinorosi può diventare un boomerang perché in tal senso renderebbe evidente come le autorità e le squadre stesse siano incapaci di arginare il fenomeno. Quindi bisognerebbe evitare di generalizzare o di circoscrivere troppo. All'interno della curva dello stadio così come durante una trasferta si crea un vortice di massa e di tensione che in molti casi risucchia anche i tifosi più tranquilli e pacifici. Il tifo verso la propria squadra diventa sinonimo di appartenenza al Gruppo, un marchio a fuoco che differenzia dal nemico e che va difeso da tutto e tutti diffondendone la presenza e la superiorità. Quindi nasce la necessità di riconoscersi e di riconoscere un nemico comune: il poliziotto in primis, il tifoso avversario a seguire.

Ma se a questa follia sociale ci si aggiunge anche la tolleranza da parte delle istituzioni perché il violento rimane un possibile voto alle elezioni allora siamo davvero messi molto male. Vediamo quale sarà ora la risposta del Governo.

A.Dra