Un motivo in più per non mettersi le mani nel naso: si rischia una polmonite (e non solo)
Mettersi le mani nel naso o, più semplicemente, sfregare il naso potrebbe aumentare il rischio di contrarre una polmonite

Le mani nel naso non sono mai una bella idea. Prima di tutto sappiamo bene come questo gesto non rappresenti proprio il massimo dell’educazione se fatto davanti agli altri, inoltre non si tratta di una delle pratiche più igieniche che noi conosciamo. Ma il vero problema lo ha evidenziato uno studio appena pubblicato sull’European Respiratory Journal: si possono contrarre pericolose infezioni come la polmonite. La ricerca è stata la prima a dimostrare che la trasmissione può avvenire tramite un semplice contatto tra naso e mani. I dettagli dello studio.
Pulisciti le mani
Sappiamo bene che per minimizzare al minimo il rischio di contrarre l’influenza dobbiamo – tra le altre cose – anche mantenere un’igiene accurata delle mani. I soggetti maggiormente predisposti, infatti, sono i bambini che manipolano giocattoli scambiandoseli con il loro coetanei. Tutttavia, il problema, a quanto pare, non riguarda solo i virus ma anche i batteri che possono essere veicolati all’interno dell’organismo con un semplice sfregamento delle mani sul naso. In tal caso il rischio non sarebbe solo per i bambini, ma anche per gli adulti. «Questo studio pilota è il primo a confermare che i batteri pneumococcici possono essere diffusi attraverso il contatto diretto, piuttosto che solo attraverso la respirazione dei batteri presenti nell'aria», ha dichiarato il professor Tobias Welte, presidente della European Respiratory Society.
Pericolo polmonite
Uno dei batteri facilmente trasmissibili attraverso il contatto naso-mani è il pneumococco. «L'infezione da pneumococco è una delle principali cause di morte in tutto il mondo e si stima che sia responsabile di 1,3 milioni di morti di bambini sotto i cinque anni all'anno. Gli anziani e le persone con altre cause di ridotta immunità, come le malattie croniche, sono anche a maggior rischio di infezioni da pneumococco. La nostra attuale comprensione della trasmissione di pneumococco è scarsa, quindi abbiamo voluto vedere come potrebbe diffondersi nella comunità», spiega Victoria Connor, ricercatrice presso la Liverpool School of Tropical Medicine e il Royal Liverpool Hospital. «Avere una comprensione più chiara di come i batteri si diffondono consentirà una migliore consulenza su come ridurre la trasmissione, in modo che ci sia una maggiore prevenzione delle infezioni da pneumococco».
Ti metti le mani nel naso?
Molti hanno l’abitudine, di tanto in tanto, di mettersi le mani nel naso. Ma anche senza arrivare a tanto, pare sia sufficiente un piccolo sfregamento – persino con il dorso della mano – per diffondere i batteri della polmonite all’interno delle vie respiratorie. «Potrebbe non essere realistico convincere i bambini a smettere di toccarsi il naso, e la presenza di batteri può a volte potenziare il sistema immunitario riducendo la possibilità di contrarre proprio questo genere di batteri o di ritardarne la comparsa, quindi non è chiaro se la riduzione della diffusione di pneumococco nei bambini sia la cosa migliore», continua Connor.
Deficit immunitari
E’, probabile, tuttavia, che quando una persona si ammala attraverso questo semplice (e comune) gesto stava già assistendo a un deficit immunitario. «Ma per i genitori, poiché questa ricerca dimostra che le mani tendono a diffondere il pneumococco, questo può essere importante nel momento in cui i bambini sono in contatto con parenti anziani o parenti con un sistema immunitario ridotto. In queste situazioni, garantire una buona igiene delle mani e la pulizia di giocattoli o superfici potrebbe ridurre la trasmissione e il rischio di sviluppare infezioni da pneumococco come la polmonite», conclude Connor.
- 12/09/2018 Polmonite a Brescia, la curva epidemica sarebbe in lieve calo. I numeri del contagio e la legionella
- 11/09/2018 Polmonite, oltre 250 casi nel Bresciano: è batterica e si pensa sia legionella
- 08/02/2018 Pensano sia polmonite, poi tubercolosi, poi che «aveva solo un polmone» e così Giuseppe muore