19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Curcuma e cancro

Curcuma, conferme dagli scienziati per la sua attività anticancerogena

Un team di ricerca internazionale è riuscito, per la prima volta, a osservare da vicino la struttura della curcumina e la sua azione contro il cancro

Curcuma contro il cancro
Curcuma contro il cancro Foto: Tarapong srichaiyos | Shutterstock Shutterstock

Da parecchi anni la curcuma e il suo principio attivo di base, la curcumina, sono oggetto di numerose ricerche scientifiche. Nella maggior parte delle quali è emersa la sua principale attività terapeutica, ovvero quella antinfiammatoria. Tale proprietà si evidenzierebbe nei più svariati disturbi comprese le malattie infiammatorie intestinali. Ma non è insolito trovare studi che mettano in relazione la curcumina con la regressione delle masse tumorali. Non ultimo, quello condotto dall’University of California di San Diego School of Medicine, che è riuscito a osservare la curcumina e i suoi effetti nei confronti delle cellule cancerose.

Un team internazionale
A condurre lo studio è stato un team internazionale composto dagli scienziati della University of California di San Diego School of Medicine, in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Pechino e Zhejiang. Gli studiosi hanno voluto osservare la curcumina da vicino eseguendo una cristallografia a raggi X e hanno scoperto come tale sostanza sia in grado di impedire la proliferazione delle cellule tumorali.

Come agisce la curcumina
Gli scienziati hanno scoperto che la curcumina è in grado di legarsi all’enzima chinasi 2 regolato dalla tirosina, il DYRK2. In tal modo, la sostanza ricavata dalla curcuma, inibisce DYRK2 ostacolando la proliferazione cellulare del cancro. Tuttavia, Sourav Banerjee, ricercatore dell’università di San Diego, mette in guardia le persone dall’utilizzare gli integratori classici di curcuma o curcumina, perché potrebbero non essere sufficientemente efficaci.

Espulsione troppo veloce
«In generale, la curcumina viene espulsa dal corpo abbastanza velocemente. Perché la curcumina sia un farmaco efficace, deve essere modificata per entrare nel flusso sanguigno e rimanere nel corpo abbastanza a lungo da colpire il cancro. A causa di vari inconvenienti chimici, la curcumina da sola potrebbe non essere sufficiente per invertire completamente il cancro nei pazienti umani», spiega Banerjee.

Colpisce il proteasoma
Da tempo studiosi di tutto il mondo stanno cercando un metodo che sia in grado di colpire il proteasoma, un sistema sfruttato dalle nostre cellule per smaltire i rifiuti proteici. Si tratta di un apparato essenziale per la sopravvivenza cellulare, compresa quella tumorale. Al momento ci sono alcuni immunoterapici come il carfilzomib che agisce su tale aspetto per bloccare il mieloma multiplo. Tuttavia, pare che la curcumina, inibendo DYRK2 impedisca naturalmente il proteasoma – esattamente come i medicinali più innovativi e in fase di studio. «Sebbene la curcumina sia stata studiata per più di 250 anni e le sue proprietà anti-cancro siano state precedentemente riportate, nessun altro gruppo ha riportato una struttura co-cristallina della curcumina legata a un target di chinasi di proteine, ​​fino ad ora. Grazie al loro lavoro sulla cristallografia, i nostri collaboratori dell'Università di Pechino, Chenggong Ji e Junyu Xiao, ci hanno aiutato a visualizzare l'interazione tra curcumina e DYRK2», continua Banerjee.

500 volte più potente
«L'enzima chinasi IKK e GSK3 erano considerati i principali bersagli della curcumina che portavano all'effetto anti-cancro, ma la struttura co-cristallina della curcumina con il DYRK2 insieme a un profilo di inibitore della chinasi, rivela che la curcumina si lega fortemente al principio attivo sito di DYRK2, inibendolo a un livello che è 500 volte più potente di IKK o GSK3».

Cancro al seno e mieloma multiplo
Lavorando al fianco di Jack E. Dixon, illustre professore di Farmacologia, Medicina cellulare e molecolare, Chimica e Biochimica all'Università di San Diego, Banerjee e il suo team sono alla ricerca di regolatori di proteasomi per inibire la formazione di tumori da masse cancerose dipendenti dal proteasoma. Tra queste ricordiamo il cancro al seno triplo negativo (TNBC) e le neoplasie delle cellule del plasma chiamata mieloma multiplo. In sintesi, quindi, gli scienziati ritengono che il potenziale antitumorale della curcumina non sia da destinarsi solo ai pazienti che hanno sviluppato tumori resistenti alla chemioterapia, ma anche per quelli che necessitano degli inibitori del proteasoma.

Nuove opportunità di trattamento
«I nostri risultati rivelano un ruolo inaspettato della curcumina nell'inibizione del proteasoma DYRK2 e forniscono una dimostrazione del fatto che la manipolazione farmacologica dei regolatori del proteasoma può offrire nuove opportunità per il trattamento del carcinoma mammario triplo negativo difficile da trattare, e del mieloma multiplo», spiega Dixon. «Il nostro obiettivo principale è quello di sviluppare un composto chimico che possa colpire DYRK2 in pazienti con questi tumori».

I risultati ottenuti
I risultati ottenuti dal team di ricerca hanno dimostrato che l’esaurimento di DYRK2 altera l'attività del proteasoma riducendo la velocità di proliferazione del cancro su modello animale. Mentre in combinazione con il carfilzomib, la curcumina è stata on grado di indurre una morte cellulare molto più alta, senza per questo provocare danni alle cellule non cancerose. «Questo suggerisce che bersagliare i regolatori del proteasoma (come DYRK2) in combinazione con medicinali inibitori del proteasoma potrebbe essere un approccio promettente alla terapia antitumorale con meno effetti collaterali, ma è necessario ulteriore lavoro», conclude Banerjee. Lo studio è stato recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

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Fonti scientifiche

[1] Crystal Structure Reveals How Curcumin Impairs Cancer – Uc San Diego Health

[2] Ancient drug curcumin impedes 26S proteasome activity by direct inhibition of dual-specificity tyrosine-regulated kinase 2 - Sourav Banerjee, Chenggong Ji, Joshua E. Mayfield, Apollina Goel, Junyu Xiao, Jack E. Dixon, and Xing Guo - PNAS July 9, 2018. 201806797; published ahead of print July 9, 2018. https://doi.org/10.1073/pnas.1806797115

Contributed by Jack E. Dixon, June 18, 2018 (sent for review April 20, 2018; reviewed by Tony Hunter and Carol MacKintosh)