26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Tumori e alimentazione

Tumori e alimentazione: le 8 regole da non dimenticare mai

Assolatte sottolinea l’importanza di uno dei più importanti studi europei sulla ricerca sul cancro e ricorda le 8 regole da non dimenticare mai

Tumori e alimentazione, le 8 regole da seguire
Tumori e alimentazione, le 8 regole da seguire Foto: Tolikoff Photography | Shutterstock Shutterstock

In occasione del 25esimo compleanno dell’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), ovvero del più grande progetto di ricerca condotto in Europa che valuta il legame tra cibo e tumori, vi presentiamo una piccola sintesi delle ultime scoperte. «Nei suoi primi 25 anni – spiegano glli esperti di Assolatte– EPIC ha coinvolto oltre 521mila cittadini di 10 Paesi europei (compresa l’Italia, che è stata tra i primi quattro Paesi aderenti) per almeno 15 anni, portando alla luce numerose associazioni tra tipo di alimentazione, stato nutrizionale, stile di vita, fattori ambientali e rischio di sviluppo di una forma tumorale». Le persone coinvolte nello studio sono state monitorate al fine di rilevare lo stile di vita e l’eventuale comparsa di varie forme tumorali.

Cosa aumenta il rischio?
EPIC è nato con l’idea di comprendere quali fattori di rischio davvero influenzano la comparsa di tumori. Oltre alle abitudini alimentari sono stati valutati anche i marcatori biologici e altri fattori che avrebbero potuto portare alla malattia. Ciò che contraddistingue EPIC da tanti altri studi è che gli individui sono stati posti sotto esame prima che si ammalassero al fine di evidenziare se i rischi presi in considerazione dalla scienza, erano davvero determinati nell’evoluzione di questa temibile patologia. Grazie a questo approccio innovativo, gli esperti hanno stilato una lista di 8 regole da non dimenticare mai.

8 regole da non dimenticare

1)         La dieta mediterranea è la migliore per la salute: seguendola si riduce il rischio di mortalità generale ma anche di malattie cardiovascolari e tumori.

2)         La vitamina D sembra avere un ruolo protettivo nei confronti di alcuni tumori e in particolare per quello del colon-retto.

3)         L’alcol è responsabile in generale del 10 per cento dei tumori negli uomini e del 3 per cento nelle donne, con percentuali più alte nel rischio di tumore al fegato e al seno. Uno studio italiano pubblicato nel 2017 ha rivelato che con peso nella norma, attività fisica e ridotto consumo di alcol si potrebbero evitare circa un terzo dei casi di tumore al seno nelle donne in menopausa.

4)         La verdura ha un ruolo protettivo nei confronti del tumore alla mammella, mentre la frutta non influenza il rischio (malgrado alcuni ipotizzassero un effetto negativo degli zuccheri).

5)         Consumare yogurt riduce in modo significativo (del 40% circa) il rischio di tumore del colon-retto. Un risultato osservato per la prima volta in uno studio prospettico incentrato sullo yogurt venduto in Italia, che ha la peculiarità di contenere alte concentrazioni di batteri lattici.

6)         Gli alimenti ad alto indice glicemico (ossia quelli che innalzano più velocemente il livello di zucchero nel sangue) sono legati ad un aumento del rischio di tumore al seno e al colon, seppur con diverse sfumature connesse alla dieta generale e al tipo di tumore. Un dato che alla luce delle abitudini alimentari degli italiani deve far pensare.

7)         Un’alimentazione ricca in olio di oliva, verdura cruda, zuppe e carne bianca, è associata a una riduzione della mortalità negli anziani.

8)         Un’alimentazione ricca di fibre e con poca carne rossa protegge dal tumore al colon-retto.

Il paradosso olandese
«C’è EPIC – continua Assolatte – dietro la scoperta del «paradosso olandese», ossia dell’associazione tra alto intake di grassi saturi forniti dai prodotti lattiero-caseari e basso rischio di problemi alle coronarie. L’analisi dei risultati ha portato a ritenere che la riduzione del rischio cardiaco si deve agli acidi grassi saturi a media e corta catena (come l’acido butirrico, l’acido caprico, l’acido miristico, l’acido pentadecanoico e l’eptadecanoico), ben presenti in latte, latticini, burro e formaggi. Sempre grazie a EPIC si è scoperto che gli acidi grassi del latte possono avere un ruolo protettivo nei confronti del diabete di tipo 2, perché i il loro tasso nel sangue è associato a una diminuzione del rischio di diabete. In entrambi i casi  - conclude Assolatte - si tratta di due tappe importanti nel percorso di conoscenza e riabilitazione dei grassi saturi, iniziato da un paio d’anni e considerata a livello scientifico come la «rivoluzione copernicana» nella nutrizione umana».