20 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Vaccini per tutti

Vaccini, l'esperto mondiale: possono allungare la vita, combattere cancro e resistenza agli antibiotici

L'esperto di vaccini Rino Rappuoli: 'Oggi non è compreso l'impatto. In futuro agiranno contro cancro e resistenza agli antibiotici'

Vaccino
Vaccino Foto: Sean Locke Photography | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Sui vaccini il dibattito è sempre aperto. C’è chi li ritiene indispensabili e chi, per contro, li avversa con tutti i mezzi. Al di là delle discussioni, secondo gli esperti, i vaccini hanno rappresentato, e ancor più rappresenteranno grazie alla velocità impressa alla ricerca e all’innovazione tecnologica, «l’intervento medico con l’impatto più grande sulla vita della specie umana», contribuendo in maniera determinante al raggiungimento dell’attuale aspettativa di vita di 85 anni. A riaffermarlo, in occasione di un incontro su prevenzione e innovazione promosso da Farmindustria, uno dei massimi esperti di vaccini a livello mondiale, Rino Rappuoli, ritenuto giustamente il padre dei vaccini moderni.

Il clima di guerra ideologica
Il prof. Rimo Rappuoli, non sfugge alla domanda: se la scienza non ha dubbi, allora da cosa deriva il clima di guerra ideologica che i vaccini ultimamente si portano dietro? L’ammissione, per uno scienziato, non è di quelle facili ma è sincera: «Probabilmente perché, con le generazioni di oggi, abbiamo sbagliato a comunicare, noi ricercatori per primi. Lo dico perché vedo come si introduce ancora adesso il tema dei vaccini - spiega Rappuoli - lo si fa come veniva fatto con mia madre, che non aveva dubbi vivendo in un’epoca in cui malattie come la poliomielite erano visibili ogni giorno. E infatti il tema del dubbio non si pone nei Paesi, come in Africa, in cui si vive il quotidiano a contatto con le malattie e le epidemie che i vaccini prevengono e che nelle altre parti del mondo sono state, grazie a loro, debellate».

Allora cosa va fatto?
«Dobbiamo informare e comunicare, penso per esempio ai giovani pediatri. E ricordare sempre quanto sia fortunata, nei Paesi sviluppati, questa generazione, riflettendo, per esempio, sul fatto che nel solo anno 1900 in Germania morirono per difterite 50 mila persone».

La ricerca non si ferma
Intanto, e per fortuna, la ricerca va avanti, e il vaccino, «il cui viaggio dalla nascita alla somministrazione dura più di 10 anni, due solamente dalla produzione alla vaccinazione con centinaia di controlli», sottolinea Rappuoli, diventa sempre più strumento essenziale nella prevenzione delle malattie. Dall’«ottimo lavoro» fatto in passato nella fascia dell’infanzia si guarda adesso al lavoro da fare, considerando l’invecchiamento della società, nella fascia elderly, gli anziani. E le nuove frontiere della ricerca scientifica, sottolinea l’esperto mondiale, puntano già in direzioni precise: «Cancro, malattie autoimmuni, Alzheimer e malattie neurodegenerative, ma qui siamo ancora indietro. Poi infezioni croniche, malattie metaboliche, allergie e soprattutto resistenza agli antibiotici».
Due comunque i settori più promettenti, sempre guardando al miglioramento della vita e al suo allungamento: «Non mi meraviglierei se, tra una decina di anni, appena compiuti i 50 si venisse vaccinati tutti i maschi per il tumore alla prostata e tutte le donne per il tumore al seno - conclude Rappuoli - Così come si lavora, vista ormai la resistenza dei batteri alle cure antibiotiche, situazione capace di provocare oggi 700 mila morti che al 2050 salgono a 10 milioni, cioè più dei tumori, a vaccini capaci di intervenire su batteri, come lo streptococco o il gonococco, di cui poco si parla ma estremamente pericoloso».