8 maggio 2024
Aggiornato 14:00
Malattie cardiovascolari

Aterosclerosi, c’è una proteina che è efficace nel latte di riso

Ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca scoprono che la proteina APOA-1Milano somministrata per via orale conserva le proprietà protettive e non richiede processi di purificazione

Latte di riso
Latte di riso Foto: Davizro Photography | shutterstock.com Shutterstock

MILANO – Contro l’aterosclerosi c’è una proteina dalle note zioni protettive, è la proteina APOA-1Milano. Ma, come scoperto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, questa è più efficace se somministrata tramite via orale in un «latte di riso terapeutico», in quanto consente di ottenere un effetto terapeutico anche a concentrazioni molto basse. Tutto ciò, si legge in una nota dell’ateneo lombardo, è reso possibile perché le piante di riso geneticamente modificate possono essere utilizzate come bioreattori, ossia come sintetizzatori o produttori di farmaco nel veicolo di somministrazione: il latte di riso, sicuro e non tossico. Inoltre, l’APOA-1Milano mantiene le sue proprietà protettive e antinfiammatorie non solo nel sistema vascolare (arterie come aorta, coronarie e carotidi), ma anche in altri distretti dell’organismo come il fegato.

Superato il problema della purificazione
Nonostante l’alto potenziale terapeutico dell’APOA-1Milano, nessuno dei farmaci sviluppati in passato, e basati su questa proteina, è mai arrivato a disposizione dei pazienti a causa della bassa efficienza dei processi di purificazione della stessa – prosegue la nota. L’azienda biotecnologica svizzera GRG Gene Technology SA ha identificato e brevettato un sistema di sintesi e somministrazione della proteina tramite piante di riso geneticamente modificate e ha incaricato l’equipe del dottor Roberto Giovannoni del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca, di valutarne il potenziale terapeutico.

I risultati dello studio
Secondo quanto osservato in modelli sperimentali in vitro e in vivo dai ricercatori, la proteina così prodotta e somministrata ha consentito di ridurre significativamente l’attivazione di macrofagi, ridurre la dimensione delle placche aterosclerotiche a livello cardiaco e aortico dopo sole tre settimane di trattamento. Inoltre, ha ridotto l’infiammazione anche in altri distretti dell’organismo come il fegato, frequentemente in sofferenza nei pazienti affetti da sindrome metabolica e aterosclerosi. «La somministrazione orale tramite il latte di riso derivato da piante geneticamente modificate – spiega Roberto Giovannoni, ricercatore all’Università di Milano-Bicocca – è meno invasiva di quella per via endovenosa e, per la sua derivazione, non richiede alcun tipo di purificazione, necessaria invece per esempio per i farmaci ricavati da batteri. Questo consentirebbe di superare i limiti delle terapie basate sull’APOA-1Milano e migliorare l’utilizzo di queste molecole come agenti terapeutici per i pazienti cardiovascolari, ottenendo la possibilità di veicolare quantitativi di principio attivo adeguati alla terapia senza costi esorbitanti». E su larga scala. Nei modelli di produzione dei farmaci basati sui processi di purificazione appena lo 0,3% per ogni 100 grammi di farmaco è utilizzabile per la somministrazione al paziente.

Un diverso utilizzo delle biotecnologie alimentari
«In questi mesi si sente spesso parlare di innovazione nel campo agroalimentare – prosegue Giovannoni, che è anche membro del recentemente costituito centro interdipartimentale BEST4FOOD dell’Università di Milano-Bicocca – e questa ricerca dimostra come le biotecnologie vegetali possano essere impiegate per utilizzare il cibo in maniera alternativa, ovvero come veicolo di un farmaco in modo sicuro ed efficace».

Lo studio ‘APOA-1Milano muteins, orally delivered via genetically modified rice, show anti-atherogenic and anti-inflammatory properties in vitro and in Apoe−/− atheroscleritoc mice’ (Doi: 10.1016/j.ijcard.2018.04.029), condotto da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca coordinato da Roberto Giovannoni, ricercatore di Patologia generale e immunologia, è appena stato pubblicato sulla rivista International Journal of Cardiology. I risultati sono stati inoltre presentati al XVIII International Symposium on Artheriosclerosis di Toronto (Canada).