19 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Neuroscienze

Studio shock: scienziati mantengono vivo un cervello dopo averlo staccato dal corpo

Un esperimento condotto da alcuni neuroscienziati potrebbe aiutarci a comprendere qualcosa di più della vita e della morte

Scienziati fanno rivivere un cervello dopo averlo staccato dal corpo
Scienziati fanno rivivere un cervello dopo averlo staccato dal corpo Foto: PopTika | Shutterstock Shutterstock

Uno studio sorprendente in termini medici ma altrettanto preoccupante se si parla etica. Eppure, l’esperimento condotto dalla Yale University, ci permette di comprendere un po’ di più il mistero della morte. Gli scienziati, infatti, sono riusciti a mantenere vivo il cervello di alcuni maiali dopo che questi ultimi sono stati decapitati. L’organo è così riuscito a sopravvivere anche dopo la morte del corpo. Tutto ciò potrebbe per sempre cambiare il nostro senso della vita.

La scoperta
I risultati del lavoro sono stati presentati circa un mese fra durante un incontro presso National Institutes of Health, dal neuroscienziato Nenad Sestan. Gli esperimenti sono stati condotti su circa 200 maiali che erano stati portati al macello. Durante lo studio, il team di Sestan ha sfruttato un particolare sistema di sangue artificiale dotato di riscaldatori e pompe in grado di ripristinare la circolazione cerebrale dei maialini decapitati quattro ore prima. La tecnica è stata ribattezzata con il nome di BrainEx.

Come funziona esattamente?
La tecnologia BrainEx sfrutta una sorta di collegamento cerebrale per mezzo di un circuito chiuso di tubi che permettono al sangue artificiale di circolare dopo essere stato opportunamente riscaldato attraverso i vasi cerebrali. In questo modo l'ossigeno fluisce verso le cellule anche in profondità. Si tratta di un meccanismo simile a quello di conservazione degli organi vitali prima i un trapianto.

Un cervello cosciente?
Chiaramente non essendo attaccato a un corpo è difficile stabilire se il cervello del maiale era davvero cosciente o meno. Tuttavia, le scansioni ottenute da un elettroencefalogramma hanno permesso di evidenziare un’onda cerebrale piuttosto piatta, il che fa pensare a un cervello che si trova in uno stato di simil-coma. Inaspettatamente, però, le loro analisi sono riuscite a stabilire che miliardi di cellule cerebrali erano ancora sane e in grado di svolgere un’attività normalissima. Ciò significa che, a livello tecnico, l’organo era ancora vivo.

Un organo vivente
«Questi cervelli possono essere danneggiati, ma se le cellule sono vive, sono a tutti gli effetti organi viventi. È all'estremo del know-how tecnico, ma non è diverso dal preservare un rene», spiega Antonio Regalado al MIT Technology Review Steve Hyman, direttore della ricerca psichiatrica presso il Broad Institute di Cambridge.

Dettagli sconosciuti
Purtroppo molti dei dettagli sono ancora sconosciti perché lo studio, al momento, è solo stato presentato presso il NSH e solo quando la pubblicazione sulle riviste scientifiche sarà definitiva tutti potranno avere a disposizione ulteriori informazioni.

Un atlante delle connessioni cerebrali
L’idea di Sestan è quella di conoscere a fondo il cervello e di poter, un giorno, costruire un atlante completo delle connessioni cerebrali umane. Questo potrebbe anche aiutare a comprendere l’origine di alcune malattie come l’Alzheimer e il cancro al cervello. Secondo Sestan, la procedura utilizzata potrebbe funzionare su tutti gli animali, primati compresi. Un giorno potremmo sfruttare tale conoscenza per arrivare a fare cose che al momento sono fantascienza per il genere umano. «Si potrebbe arrivare al punto che al posto di persone che dicono  «Congela il mio cervello», diranno «uniscimi e trovami un corpo»», ha dichiarato Hyman. Probabilmente è stata questa dichiarazione a suscitare diversi dubbi, timori e perplessità, a tal punto che 17 neuroscienziati – Sestan compreso – hanno pubblicato un editoriale su Nature affermando che sono necessari nuovi regolamenti quando si parla di esperimenti sul cervello umano.