19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Solitudine e rischio infarto

Star soli fa male: si rischia l’infarto

La solitudine può aumentare il rischio di morte per infarto e ictus, anche se si tratta di una scelta personale

La solitudine fa male al cuore. E non si tratta affatto di una metafora. A essere colpito maggiormente dalla mancanza di compagnia è proprio il nostro muscolo cardiaco. Lo suggerisce un recente studio condotto dall'Università di Helsinki (Finlandia) e pubblicato su Heart. L’uomo non può vivere bene lontano dai suoi simili e qualora si vedesse costretto a farlo assisterebbe a serie ripercussioni sulla sua salute. La più evidente? L’infarto.

Benefici e danni
Già ricerche precedenti avevano messo in evidenza come salute emotiva e fisica fossero unite da un sottilissimo e inestricabile filo. Non a caso alcuni scienziati hanno dimostrato come le persone che hanno molti amici, sono sposati e hanno una vita socialmente attiva godano di una salute migliore. Di conseguenza, non avere tutte queste belle cose potrebbe portare, al contrario, ad avere disturbi psico-fisici.

Il pericolo maggiore? L’infarto
Dai risultati della ricerca è emerso come le persone che si isolano, che non sono sposate o comunque socializzano poco, hanno maggiori probabilità di assistere a un infarto o un ictus. Se poi si parla di vero e proprio isolamento sociale – quindi non solo mera solitudine – pare che i soggetti siano potenzialmente esposti a un maggior rischio di morte correlata a malattie cardiache.

Lo studio
Durante lo studio, gli scienziati hanno analizzato quasi cinquecentomila volontari per sette anni. E hanno scoperto come le persone che erano sole per scelta avevano il 43% delle possibilità di assistere a un evento cardiovascolare fatale. Mentre quelle che si trovavano isolate per motivi non dipendenti dalla loro volontà assistevano a un rischio ancor maggiore (49%). D’altro canto le probabilità di avere un ictus erano leggermente ridotte: dal 36 al 39% a seconda se si trattava o meno di una scelta.

L’importanza del sostegno
«Avere il sostegno di persone significative all'interno della propria cerchia sociale o che si trovano in una condizione analoga alla propria fa bene alla salute, mentre le persone socialmente isolate o sole potrebbero non avere la possibilità di un simile appoggio»., ha dichiarato al Time il professor Christian Hakulinen, autore dello studio e docente di psicologia e logopedia dell'Università di Helsinki.

Sorpresa nei risultati
Per comprendere bene ciò che era emerso dai risultati, i ricercatori hanno cercato di separare i fattori di rischio preesistenti dalle condizioni psicologiche. In quel momento si è evidenziato un fatto alquanto particolare: dopo aver preso in considerazione componenti biologici, sanitari e socioeconomici, i numeri sembravano molto contraddittori. Il solo isolamento, infatti, sembrava urtare il rischio di infarto e ictus del 7% e 6%, mentre la solitudine aumentava il rischio di infarto e ictus del 6% e il 4%. «Questo indica che la maggior parte del rischio in eccesso era attribuibile a fattori di rischio noti come obesità, fumo, bassa istruzione e malattie croniche preesistenti. Alla fine, tra le persone con problemi cardiaci preesistenti, solo il legame tra isolamento sociale e mortalità è rimasto statisticamente significativo dopo l'aggiustamento per altri fattori. L'isolamento sociale sembrava avere il rischio di morte di una persona del 25% tra quelli con una storia di infarto e del 32% per quelli con una storia di ictus. Questo suggerisce che mentre una vita sociale vuota non può causare problemi cardiaci, potrebbe compromettere seriamente la capacità di riprendersi. In teoria, potrebbe essere che le persone che si sentono sole abbiano, come ultima risorsa, la rete dei social network che sfruttano dopo essersi ammalati, ma le persone che sono socialmente isolate non hanno questo tipo di mezzo», conclude Hakulinen la quale ricorda che «trovare persone con interessi comuni - per esempio unendoti a un hobby club - è probabilmente un buon modo per creare nuove connessioni sociali».