Farmaci sottobanco: coinvolti un docente e un ricercatore del policlinico
Una docente universitaria e un ricercatore dello stesso ateneo sembrano aver prescritto illegalmente alcuni ormoni della crescita a bambini

PALERMO - Una truffa in cui sarebbero state coinvolte parecchie persone di un policlinico palermitano. In particolare una docente universitaria della facoltà di Medicina e chirurgia e un ricercatore. Ciò che desta maggiormente preoccupazione, tuttavia, è l’origine di tale truffa. Le persone coinvolte, infatti, avrebbero somministrato «sottobanco» farmaci a base di ormoni della crescita. Si tratta di medicinali che potrebbero mettere a serio rischio la vita delle persone se non utilizzati correttamente.
Gli accusati
Nella presunta truffa potrebbero essere state coinvolte due persone: Carla Giordano, 60 anni, docente universitaria della facoltà di Medicina e chirurgia e Alessandro Ciresi – medico ricercatore della stessa facoltà. Secondo alcune ricostruzioni, entrambi potrebbero aver prescritto dei farmaci a base di ormoni della crescita (Gh) al di fuori degli ospedali e in maniera illegale. Secondo gli inquirenti l’ormone sarebbe stato prescritto su oltre cento pazienti, utilizzando però l’identificativo del Policlinico Paolo Giaccone.
Sequestro preventivo
Al fine di far luce sulla questione, i carabinieri del Nas hanno effettuato un sequestro preventivo di circa centomila euro (106.694) nei confronti del dottor Ciresi. Pare che lui, insieme alla Giordano, abbia somministrato illegalmente i farmaci per ben tre anni su circa 133 bambini. L’accusa è di abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dell’Università di Palermo.
Perché proprio tale cifra?
Il calcolo della somma corrisponde al vantaggio economico derivante dal contratto di lavoro che lo vincolava all’Università per un totale di 1.500 ore all’anno (da marzo a novembre). Tuttavia sembra che nello stesso periodo Ciresi avesse effettuato un’attività da libero professionista non autorizzata sottoponendo i pazienti a visita medica in un centro medico privato. Ma non solo: avrebbe svolto anche consulenze professionali per una grande multinazionale farmaceutica. Infine, è importante sottolineare che il medico non era abilitato a questo genere di prescrizioni farmaceutiche.
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