19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Autismo

Autismo, un esame di sangue e urine potrebbe (presto) diagnosticarlo

Alcuni ricercatori sono riusciti a trovare alcuni marker dell’autismo che si trovano sia nel sangue che nelle urine

Nuovi marker per l'autismo
Nuovi marker per l'autismo Foto: Shutterstock

Gli scienziati stanno facendo i loro primi passi verso un nuovo test biologico che potrebbe consentire una diagnosi rapida ed affidabile dell’autismo. Nonostante gli stessi ricercatori abbiamo espresso cautela nell’interpretazione dei risultati, è innegabile che qualcosa in più di questa enigmatica malattia lo sappiamo. Per esempio, i risultati appena pubblicati su Molecular Autism evidenziano come i bambi affetti da sindromi dello spettro autistico abbiano livelli più alti di danno proteico. Ecco di cosa si tratta.

Difficile da individuare
Ciò che contraddistingue l’autismo è che si tratta di una patologia non facilmente individuabile, specie nei primi anni di vita. Questo per due motivi: il primo è che ogni bambino evidenzia una forma a se stante e il secondo è che fino a oggi non esisteva un metodo per diagnosticarlo come metodi biologici o affidabili.

Le differenze chimiche
Se esistono delle differenze facilmente osservabili tra un bambino sano e uno autistico devono pur esistere delle diversità in termini biologici. Ed è proprio su questo aspetto che si sono concentrati alcuni scienziati dell'Università di Warwick. Per farlo, hanno arruolato 38 bambini affetti da sindrome da spettro autistico e 31 bambini che non avevano tale condizione. Tutti avevano un’età compresa fra i cinque e i dodici anni.

I risultati
Dai risultati è emerso che i bambini affetti da autismo erano quelli che avevano un livello più alto di danni alle proteine, più nel plasma sanguigno che nelle urine. Secondo quanto dichiarato dalla dottoressa Naila Rabbani a BBC, questi potrebbero essere considerati dei marcatori per l’autismo, tuttavia ricordano che sono necessari ulteriori test a conferma di tale ipotesi.

Necessità di conferme
Come per ogni studio che si rispetti, anche se i risultati sono stati positivi, c’è bisogno di replicarli affinché vengano confermati e siano ripetibili, ovvero scientificamente provati. «Abbiamo il metodo, abbiamo tutto, tutto ciò che dobbiamo fare è ripeterlo. Mi piacerebbe molto andare avanti con i bambini più piccoli, forse due anni o addirittura un anno. Quindi il prossimo passo sarà la convalida in una coorte più ampia, e i test saranno pronti per lo screening».

Le cause dell’autismo
Secondo i ricercatori, la scoperta potrebbe anche aiutare a comprendere meglio le cause scatenanti dell’autismo. «Questo studio potrebbe fornirci indizi sul perché le persone autistiche sono diverse ma non fornisce un nuovo metodo per la diagnosi. Non sappiamo se questa tecnica può dire la differenza tra autismo, ADHD, ansia o altre condizioni simili. Lo studio ha anche riguardato solo un piccolo gruppo di persone. Il modo migliore per diagnosticare l'autismo è ancora attraverso l'intervista clinica e l'osservazione». Insomma, il primo passo verso la comprensione è stato fatto. Ora non resta altro da fare che attendere gli ulteriori sviluppi.