20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Luce e cervello

Troppa poca luce in casa e ufficio? Rischi di diventare stupido

La luce fioca potrebbe provocare una riduzione delle facoltà cerebrali e un vistoso declino cognitivo. I risultati di uno studio americano

Troppa poca luce porta alla stupidità
Troppa poca luce porta alla stupidità Foto: Shutterstock

Potrebbe sembrare una parte irrilevante per la nostra vita e la nostra salute, ma le frequenze generate dalla luce possono incidere notevolmente su un organismo umano. Non a caso, secondo i risultati ottenuti da un recente studio, alcuni scienziati sono riusciti a evidenziare come un ambiente scarsamente illuminato potrebbe avere ripercussioni negative sulla nostra mente, tanto da instupidirci. Ecco perché.

Troppa poca luce fa male
Se da un lato l’illuminazione notturna (eccessiva) sembra essere correlata con diversi disturbi cronici e metabolici, dall’altra una luce scarsa potrebbe farci diventare stupidi. È quanto suggerito da alcuni ricercatori della Michigan State University, i quali sono riusciti a trovare una relazione con la luce fioca e la modifica di alcune strutture cerebrali in grado di ricordare e apprendere.

Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno dedicato parte del loro tempo a studiare il cervello dei topi del Nilo. La loro caratteristica, infatti, è quella di dormire – proprio come noi – solo di notte. Durante lo studio – pubblicato su Hippocampus - i piccoli roditori sono stati divisi in due gruppi: il primo veniva esposto a una luce fioca e l’altro a una luce intensa per quattro settimane.

I risultati
Dai risultati è emerso che i topolini che erano stati esposti a una luce bassa per un mese avevano perso circa il 30% della loro capacità a livello ippocampale. Tale regione regola sia l’apprendimento che la memoria. Ma non solo: i roditori sembravano non essere più capaci di eseguire bene dei semplici compiti spaziali.

L’effetto della luce intensa
Al contrario, i topolini esposti alla luce intensa hanno evidenziato un miglioramento significativo sul comportamento spaziale. È anche importante sottolineare che i roditori che avevano assistito a un netto calo delle prestazioni cerebrali, se esposti successivamente a luce intensa, erano in grado di riprendersi completamente.

I cambiamenti provocati dalla luce
Questo studio, secondo i ricercatori, è il primo che è stato in grado di trovare una relazione tra la luce ambientale diurna e i cambiamenti strutturali che si evidenziano a livello cerebrale. «Quando abbiamo esposto i ratti alla luce fioca, imitando i giorni nuvolosi degli inverni del Midwest o la tipica illuminazione interna, gli animali hanno mostrato problemi nell'apprendimento spaziale. Questo è simile a quando le persone non riescono a trovare la strada per tornare alle loro macchine in un parcheggio occupato dopo aver trascorso qualche ora in un centro commerciale o in un cinema», spiega Tony Nunez, professore di psicologia e autore dello studio.

Fattore neutrofico derivato
I ricercatori hanno spiegato che l’esposizione alla luce fioca porta a un’elevata riduzione di un noto peptide conosciuto con il nome di fattore neurotrofico derivato. Si tratta di una sostanza che aiuta a mantenere connessioni e neuroni sani nell’ippocampo e nelle spine dendritiche. Ciò permette di facilitare la comunicazione tra un neurone e l’altro. «Dato che ci sono meno connessioni in corso, questo si traduce in una riduzione dell'apprendimento e delle prestazioni della memoria che dipendono dall'ippocampo. In altre parole, le luci soffuse producono stupidità».

Non c’è un’influenza diretta
Sembra, tuttavia, che la luce non influenzi in maniera diretta l’ippocampo. Essa, infatti, prima agisce su altre zone cerebrali dopo essere entrata attraverso gli occhi. L’assistente professore Lily Yan ha dichiarato che presto gli scienziati si concentreranno su un gruppo di neuroni dell'ipotalamo che produce l’orexina, un peptide in grado di influenzare molti siti cerebrali. Loro pensano che somministrando tale sostanza i ratti instupiditi potrebbero riprendersi anche senza essere esposti a una forte luce.

Le possibili applicazioni
Secondo gli scienziati, la scoperta potrebbe aiutare pazienti di tutto il mondo a migliorare il declino cognitivo o problemi oculistici. «Per le persone con malattie agli occhi che non ricevono molta luce, possiamo manipolare direttamente questo gruppo di neuroni nel cervello, bypassando l'occhio, e fornire loro gli stessi benefici di esposizione alla luce intensa?», si chiede Yan. «Un'altra possibilità è il miglioramento della funzione cognitiva nella popolazione anziana e in quelli con disturbi neurologici. Possiamo aiutarli a riprendersi dalla menomazione o a prevenire un ulteriore declino?», solo il tempo fornirà le giuste risposte ai ricercatori.