19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Infarto

Attenzione a CHIP, il nuovo fattore di rischio: causa infarto e ictus nel 50% dei casi

Una scoperta sensazione che potrebbe cambiare per sempre il modo di vedere malattie cardiovascolari e infiammazione

ROMA - Prevenire è meglio che curare. Questo lo sappiamo tutti. E proprio in tema di prevenzione, alcuni scienziati hanno scoperto un fattore di rischio che potrebbe causare un attacco di cuore nel 50% dei casi. Sono questi soggetti che dovrebbero seguire uno stile di vita il più possibile salutare per evitare di incappare in un pericoloso evento cardiaco che, in alcuni casi, potrebbe anche avere un esordio fatale. Ecco come scoprire se anche tu rientri nella pericolosa categoria.

Si chiama CHIP
Il nuovo fattore di rischio, recentemente scoperto da alcuni scienziati, si chiama Chip. Ovviamente non è un microprocessore che si trova nel nostro corpo, ma è l’acronimo di Clonal Hematopoiesis of indeterminate potential - emopoiesi clonale di potenziale indeterminato. Grazie a questo i medici potrebbero misurare le probabilità di un individuo di assistere a un attacco cardiaco o a un ictus.

Mutazione di cellule staminali
Rilevare i livelli di emopoiesi clonale, o più facilmente di CHIP, permette di evidenziare le mutazioni di cellule staminali che si trovano nel nostro midollo osseo. Nel caso in cui si verificasse un accumulo – che gli scienziati hanno definito bizzarro – la persona potrebbe scontrarsi con una probabilità del 50% di avere un infarto o un ictus entro dieci anni.

Una domanda lecita
Per arrivare a tali conclusioni, i ricercatori si sono posti una domanda che senz’altro si sono fatte molte altre persone: perché alcuni pazienti hanno un infarto senza aver avuto nessun fattore di rischio conosciuto dalla scienza odierna? Ovvero non hanno pressione alta, colesterolo in eccesso, non fumano e conducono un buon stile di vita. Tuttavia, grazie alla scoperta di CHIP, molte cose potrebbero finalmente essere spiegate.

Il rischio
Se non si considerano i fattori di rischio tradizionali, ma si prendono in esame i livelli di CHIP molte cose – prima inspiegabili – potrebbero finalmente acquisire un senso e trovare le risposte alle nostre domande. Per esempio, le probabilità di attacco cardiaco indotto da CHIP sembrano aumentare proprio con l’età. Intorno ai 60 anni ci sarebbe una probabilità del 20% che salirebbe a dismisura – intorno al 50% - nei pazienti ottantenni.

Due tipi di persone
A detta degli scienziati, ci sarebbero due tipi di persone: quelle che hanno emopoiesi clonale in atto e quelle che ce l’hanno in via di sviluppo. Questa, la dichiarazione di Kenneth Walsh, Direttore del Centro di biologia ematovascolare dell'Università della Virginia.

È inevitabile?
Secondo il Dottor Peter Libby della Harvard Medical School, questa è una scoperta tanto sorprendente quanto terrificante perché parla di un destino ineluttabile a cui andiamo incontro. La ricerca, tuttavia, è stata considerata dagli scienziati più importante delle statine. Brian Gear, project manager presso una società di Boston che analizza i dati sanitari, è stato sottoposto a test genetici dai medici del Dana-Farber Cancer Institute. Sua madre, infatti, era affetta da una forma cancerogena del sangue e, come tutti ben sappiamo, il problema potrebbe anche essere ereditario. La diagnosi che era stata fatta al momento, era proprio di CHIP, una cosa di cui non aveva mai sentito parlare prima di allora. Sapeva solo che la sua vita avrebbe potuto essere sconvolta da un momento all’altro a causa di una maggior probabilità di contrarre malattie cardiache. «È quasi come un dottorato di ricerca nel lasciare andare il controllo. Per quanto tu possa tentare di avere un piano e un destino, hai anche questa cosa. È spaventoso ed è terrificante. Non voglio usare la parola bomba a orologeria, ma è così che si sente», ha dichiarato Gear.

La scoperta
In realtà CHIP è stato scoperto da diversi gruppi di ricerca che non stavano neppure effettuando studi sulle malattie cardiache. Al contrario, si erano concentrati su alcuni geni di pazienti che avrebbero potuto sviluppare leucemia o schizofrenia. Per farlo hanno scandagliato il DNA ottenuto dai globuli bianchi di migliaia di persone. In quel momento si sono accorte che tantissimi partecipanti avevano mutazioni legate al rischio di leucemia senza aver il cancro. Presentavano solo uno o due cluster delle mutazioni conosciute. «Questo chiaramente non erano lì per caso. Sapevamo che avevamo qualcosa tra le mani, ma di cosa si trattava esattamente?», si chiedeva il dottor Steven McCarroll, un genetista del Broad Institute e della Harvard Medical School.

Le mutazioni cellulari
I globuli bianchi sono cellule immunitarie specializzate che derivano dalle staminali del midollo osseo. Queste hanno un’enorme velocità di replicazione e hanno lo scopo di sostituire quelle che ormai sono morte. Tuttavia, può capitare che una di queste cellule staminali acquisisce una mutazione e i globuli bianchi diventano portatori della stessa mutazione. «Alcune mutazioni sono solo marcatori di eventi passati senza alcuna conseguenza duratura», spiega il dottor David Steensma, uno specialista di tumori del sangue presso l'Harvard Medical School e il Dana-Farber Cancer Institute. I ricercatori, tuttavia, hanno scoperto che alcune persone che presentano alcune mutazioni, senza necessariamente avere il cancro, hanno una maggior probabilità di morire di infarto.

Infarto e globuli bianchi
Per capire il nesso tra il rischio di infarto e mutazioni dei globuli bianchi, i ricercatori hanno fatto diverse ipotesi. Quella più «logica» al momento pare essere che le placche che ostruiscono le arterie sono piene di globuli bianchi. E’ dunque probabile che le cellule bianche mutate siano le dirette responsabili dell’aterosclerosi? Nel caso sarebbero da riscrivere tutti i fattori di rischio cardiovascolare.

La prova
Per capire se la teoria degli scienziati era giusta, il dottor Ebert e il dottor Walsh hanno somministrato ai topi un trapianto di midollo osseo in cui vi erano contenute le cellule staminali CHIP – ovvero mutate – e cellule staminali sane. E il risultato è stato sorprendente: i piccoli roditori hanno sviluppato placche in rapida crescita aumentando l’infiammazione vascolare. «Per decenni le persone hanno lavorato sull'infiammazione come causa dell'aterosclerosi. Ma non era chiaro cosa provocasse l'infiammazione», spiega il dottor Ebert. «Ora c'è una possibile spiegazione ed è  la possibilità che CHIP possa essere coinvolto anche in altre malattie infiammatorie, come l'artrite». Ora il prossimo passo è capire se i pazienti affetti da CHIP hanno anche un maggior rischio di cancro o meno.

Un esame del sangue
Al momento l’unico modo per sapere se si ha la mutazione CHIP è quella di effettuare un analisi del sangue specifica. L’unico neo è che costa qualche migliaio di dollari.