20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Cancro al seno e carne

Cancro al seno: bastano tre fette di pancetta a settimana per aumentare il rischio

Secondo un recente studio, tre fette di pancetta a settimana potrebbero aumentare il rischio di contrarre il cancro al seno

Pancetta e cancro al seno
Pancetta e cancro al seno Foto: Shutterstock

La ricerca sta tentando – da diversi anni ormai – di trovare un responsabile per il cancro. Si ipotizzano diversi fattori tra cui la sedentarietà, uno stile di vita scorretto, le mutazioni genetiche, la familiarità e l’alimentazione. In realtà sembra che non vi sia ancora niente di così certo: ovvero non esiste un fattore sicuro al 100% che determina la comparsa della patologia. Così si parla solo di numeri e probabilità e non sono poche le persone che pur adottando uno stile di vita impeccabile devono lottare contro un tumore. Al contrario, vi sono persone sottoposte a un rischio altissimo che non sviluppano la patologia. Da qua si evince quando l’individualità (genetica?) influisce sul nostro stato di salute.

La pancetta fa venire il cancro al seno?
Ovviamente nessuno scienziato dotato di buon senso potrebbe fare un’affermazione di questo genere. Esistono senz’altro donne che non mangiano la pancetta o sono vegane da anni, nonostante abbiano contratto il cancro al seno. Anche in questo caso si parla di probabilità, ma prove certe non ne esistono. In questo studio alcuni ricercatori dell’Università di Glasgow hanno messo in evidenza come le donne in post-menopausa che mangiano 9 grammi a settimana di carne lavorata – che equivalgono a tre fette di pancetta – aumentano il rischio di sviluppare il cancro al seno.

Non solo pancetta
Ovviamente non si tratta solo di pancetta: può essere anche una salsiccia o un altro tipo di salume o insaccato. Ma come sempre accade in questi casi la percentuale di rischio osservata dagli scienziati è abbastanza minima, quasi da poter essere considerata casuale. L’aumento delle probabilità, infatti, si attestava intorno a un quinto in più rispetto a chi non mangiava salumi.

Lo studio
Durante lo studio gli scienziati hanno preso in esame 260.000 donne britanniche di mezza età, e attraverso vari questionari è stato possibile stabilire come una media di 9 grammi di carne lavorata a settima aumentava del 15% in più la probabilità di contrarre il cancro, rispetto a chi non ne mangiava neppure una piccola quantità. La correlazione carne trasformata – quindi solo salumi e insaccati – e cancro era già nota da tempo nella comunità scientifica. Ma nessuno è mai stato in grado di fornire una spiegazione certa. Alla base di tutto potrebbe esserci una mutazione genetica. «Oltre agli effetti precedentemente noti della carne lavorata su altri tipi di cancro, questo studio aggiunge ulteriori prove del fatto che potrebbe avere un effetto deleterio sul cancro al seno, in particolare nelle donne in menopausa», ha dichiarato Naveed Sattar, autore dello studio.

E le giovani donne?
Ciò che apparso strano anche agli stessi studiosi è che le giovani donne che mangiavano dosi elevate di salumi non assistevano a nessun aumento di rischio. Quindi se sono i salumi a fare male, come mai non colpiscono in nessun modo le persone di una certa età? Inoltre la revisione non ha trovato alcuna associazione tra il consumo elevato di carne rossa (manzo, maiale, vitello e agnello) non trasformata e il cancro.