18 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Immunoterapia per il cancro al seno

Tumore al seno metastatico. Nuovo farmaco (approvato in Italia) per bloccare la malattia in 2 anni

Un nuovo farmaco immunoterapico è stato approvato anche in Italia. Consente di essere libero dalla malattia per due anni

Ribociclib per il tumore al seno metastatico
Ribociclib per il tumore al seno metastatico Foto: Billion Photos | Shutterstock Shutterstock

Il tumore al seno con metastasi è diverso da quello che non lo è. Curare un carcinoma in stadio iniziale, infatti, permette di avere cure e una prospettiva di vita completamente differenti. Per fortuna da alcuni anni non abbiamo più solo cure devastanti come la chemioterapia ma abbiamo a disposizione anche farmaci più innovati come quelli realizzati con anticorpi monoclonali (immunoterapia). Ma grazie a un nuovo medicinale – approvato anche in Italia – ora anche le donne con tumore al seno metastatico potranno avere la possibilità di cronicizzare la malattia allo scopo di condurre una vita quasi totalmente normale. I risultati ottenuti dal medicinale durante la fase di studio sono stati presentati presso il Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) a Monaco di Baviera.

Attivare le giuste risposte immunitarie
«Finalmente abbiamo trovato il modo di attivare la risposta immunitaria contro il tumore al seno così come già si fa, da qualche anno, con altri tumori», spiega Michelino De Laurentiis, direttore della Uoc Oncologia Medica Senologica del Pascale. «Si concretizza una nuova possibilità di cura per questo sottotipo tumorale (triplo negativo) particolarmente aggressivo, possibilità che sarà pienamente disponibile per tutti nel giro di 1-2 anni, ma che è già realtà in alcuni centri oncologici ad elevata specializzazione, come il Pascale. Apre, inoltre, un nuovo percorso di ricerca che porterà rapidamente, sono fiducioso, allo sviluppo di tutto un nuovo filone di trattamenti immunoterapici per il tumore al seno».

Cosa vuol dire che la malattia è cronicizzabile?
«Vuol dire che è possibile, utilizzando in maniera sapiente e nella giusta sequenza, le terapie disponibili, ottenere il controllo della malattia e farla regredire, consentendo pertanto alle pazienti di convivere con il tumore anche per anni», spiega De Laurentis.

Nuove tecnologie
Tra le novità più interessanti in fatto di diagnosi c’è la tomosintesi, una mammografia tridimensionale ad alta definizione che permette di avere il 30% in più di accuratezza. «Individuare queste minuscole lesioni possiamo indirizzare le pazienti verso il percorso più adeguato, evitando il più delle volte che all’intervento debba seguire anche la chemioterapia», spiega Carlo Varelli, presidente di Health in Progress. «Grazie a test innovativi oggi c’e’ la possibilità di definire una sorta di identikit del tumore molto accurata, e dunque di evitare la chemioterapia in quei casi per i quali si può intervenire in altro modo. Il cancro rappresenta la principale causa di morte in tutto il mondo e può potenzialmente svilupparsi in qualsiasi tessuto. Comprendere i meccanismi genetici alla base dello sviluppo tumorale è importante sia per prevedere la progressione tumorale sia per mettere a punto nuovi metodi di diagnosi e trattamento. Sebbene ad oggi siano stati identificati numerosi geni coinvolti nello sviluppo e nella progressione tumorale, la maggior parte dei tumori è eterogeneo dal punto di vista genetico, ossia presenta mutazioni multiple in geni diversi», ha dichiarato Giacomo Carteni, direttore Uoc Oncologia Aorn Cardarelli.

Le nuove cure
«Le nuove opzioni terapeutiche, soprattutto quelle per la prima linea giocano un ruolo significativo grazie al loro alto livello di efficacia e di tollerabilità. Queste nuove terapie vanno nella direzione della cronicizzazione della malattia, ovvero di una neoplasia che non possiamo eliminare definitivamente, ma che possiamo controllare sempre meglio, consentendo alla persona di vivere una vita sostanzialmente normale con pochi effetti collaterali», aggiunge De Laurentiis.

Ribociclib
Il nuovo farmaco si chiama ribociclib e da poco ha ottenuto il rimborso dall’Agenzia Italiana del Farmaco come trattamento di prima linea per il trattamento di cancro al seno localmente avanzato o metastatico. Il medicinale può essere usato sia per il recettore ormonale (HR) negativo e per l’HER2. Dagli studi è emerso che una sola linea terapeutica con ormonoterapia e ribociclib permette di avere un tempo libero da malattia di circa 25 mesi. «Questo significa che nel 50 per cento delle pazienti la malattia sarà sotto controllo (senza progredire ulteriormente) oltre due anni. Finora l’associazione terapia ormonale più ribociclib ha dimostrato un’elevata efficacia anche nelle pazienti in pre-menopausa con carcinoma avanzato. Vuol dire avere a disposizione un’opzione terapeutica a bassa tossicità ed elevata efficacia importantissima in modo particolare per donne che sono in una fase della vita molto attiva sia dal punto di vista familiare che sociale e lavorativo. Questa possibilità consente loro di continuare a condurre una vita pressoché normale con un grosso guadagno sia in termini di quantità che di qualità del tempo di vita», conclude Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova