3 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Dolore neuropatico

Dolore neuropatico: nuove speranze da un nuovo studio

Uno studio scopre un meccanismo chiave nel controllo del dolore neuropatico. Una possibile speranza per tanti pazienti

Dolroe neuropatico, una nuova speranza da un team dell'Università di Firenze
Dolroe neuropatico, una nuova speranza da un team dell'Università di Firenze Foto: Shutterstock

Il dolore neuropatico è un problema molto serio e le persone che ne soffrono lo sanno bene. Il vero dramma è che non si riesce a spegnere la sensazione dolorosa con i farmaci tradizionali e la qualità della vita di questi poveri pazienti è seriamente bassa. Il dolore neuropatico, infatti, si verifica quando vengono inviati segnali errati da parte delle fibre nervose che li trasmettono ai centri del dolore presenti nel cervello. Ma un nuovo studio sembra offrirci nuove speranze: ecco i risultati pubblicati su Nature Communications.

L’interruttore del dolore
Il dolore neuropatico si evidenzia con molta facilità nei pazienti affetti da diabete, infezioni da HIV, cancro, herpes zoster e nelle distrofie simpatico-riflesse. Ma la buona notizia è che un recente studio guidato da un team italiano con a capo Pierangelo Geppetti, pare aver trovato una possibile soluzione. La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Firenze.

I recettori del dolore
Gli scienziati hanno scoperto che uno dei recettori coinvolti nella percezione del dolore che proviene da un qualsiasi nervo ed è diretto al sistema nervoso centrale – il TRPA1 – svolge un ruolo chiave nelle cellule di Schwann. Queste sono quelle che si trovano nella guaina allo scopo di proteggere i nervi periferici.

Stimolato dallo stress ossidativo
«Il ruolo decisivo di TRPA1 nell’insorgenza e nel mantenimento del dolore neuropatico era già noto, anche grazie agli studi precedenti condotti dal nostro team - spiega Geppetti, ordinario di Farmacologia Clinica -. Abbiamo adesso scoperto che il TRPA1 delle cellule di Schwann, stimolato dallo stress ossidativo prodotto dalle cellule infiammatorie, a sua volta richiama altre cellule infiammatorie, amplificando così il segnale doloroso che invia al cervello. Mentre il dolore infiammatorio, come per esempio quello artrosico, può essere curato con i farmaci simili all’aspirina, il dolore neuropatico non ha ancora cure adeguate a causa della scarsa conoscenza dei meccanismi che lo causano». Se i risultati verranno confermati, in un futuro non troppo lontano si potranno avere a disposizione farmaci che diano un po’ di sollievo a tutti i pazienti affetti da dolore neuropatico. Per approfondire l’argomento puoi anche vedere il video su Youtube dei ricercatori dell’Università di Firenze.