È vero che la «pillola» fa venire il cancro?
Un nuovo studio mette in luce la reale percentuale di rischio di cancro al seno derivante dall’assunzione della pillola anticoncezionale

La pillola fa venire il cancro? È una domanda più che lecita: sono anni che scienziati di tutto il mondo cercano di capire la relazione – ammesso che esista – tra l’assunzione di contraccettivi ormonali e la comparsa del cancro al seno. Ora, alcuni ricercatori di Chicago sembrano voler dar una risposta ai nostri dubbi. Grazie a un attento studio revisionale che ha valutato l’uso della pillola confrontandolo con altri dispositivi anticoncezionali, è stato possibile determinare il reale rischio. Ecco i risultati pubblicati recentemente sul New England Journal of Medicine.
Benefici o danni?
Quando si assume un farmaco – qualsiasi esso sia – è essenziale valutare con attenzione il rapporto rischio/beneficio. E così bisogna fare anche con la pillola. Secondo quanto emerge dalle analisi di alcuni scienziati, infatti, la pillola anticoncezionale potrebbe aumentare il rischio di cancro al seno, ma lo farebbe poco di più rispetto a un dispositivo intrauterino o altri tipi di contraccettivi ormonali come, per esempio, il cerotto. Inoltre, in alcuni casi sembra essere stata addirittura efficace nel contrastare la formazione tumorale. «I contraccettivi orali sono come qualsiasi altro farmaco», spiega il dottor Roshni Rao, chirurgo del seno presso il New York-Presbyterian del Columbia University Medical Center «Ci sono rischi e ci sono benefici. Se hai un motivo per prenderli, è perfettamente ragionevole farlo».
C’è cancro e cancro
Non tutti i tipi di cancro sono uguali. Di conseguenza, anche l’effetto della pillola può essere vantaggioso in un senso e deleterio in un altro. Studi precedenti, infatti, hanno evidenziato un ridotto rischio di comparsa del cancro al colon, alle ovaie e all’utero. Ma «un rischio aumentato di cancro al seno», ha spiegato Mia Gaudet, epidemiologa presso l'American Cancer Society.
Possiamo stare tranquilli?
«La contraccezione ormonale dovrebbe ancora essere percepita come un'opzione sicura ed efficace per la pianificazione familiare», ha dichiarato il dottor JoAnn Manson, capo di medicina preventiva presso il Brigham and Women's Hospital di Harvard – che non ha aderito alla ricerca. Tuttavia, «le donne sulla quarantina potrebbero voler prendere in considerazione gli IUD non ormonali, farsi legare le tube o parlare con i loro partner per una possibile vasectomia».
Lo studio
Per arrivare a tali conclusioni, gli scienziati hanno preso in esame le cartelle cliniche di oltre 1,8 milioni di persone di età compresa fra i 15 e i 49 anni residenti in Danimarca. La ricerca è stata finanziata da un’azienda farmaceutica di nome Novo Nordisk Foundation che, tuttavia, non produce contraccettivi. In sintesi, i risultati ci dicono che «la pillola» è stata associata a un rischio (medio) aumentato di cancro al seno del 20%.
Dipende da quanto tempo la usi
A fare la differenza, a detta dei ricercatori, è il tempo di assunzione. Se si assume la pillola solo per un anno il rischio aumenta indicativamente del 9%, ma se si arriva a 10 anni sale decisamente arrivando al 38%. E pare non esserci nessuna distinzione tra un farmaco e l’altro. Mentre per il cerotto, l’anello vaginale e simili i risultati sono stati meno chiari. «Nessun tipo di contraccettivo ormonale è sfortunatamente privo di rischi», ha dichiarato l'autrice principale Lina Morch del Copenhagen University Hospital. Va da sé quindi, che se c’è una familiarità sarebbe meglio evitarne l’uso. «Le donne con una storia familiare di cancro al seno dovrebbero chiedere ai loro dottori altri contraccettivi», conclude il dottor Roshni Rao.
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